I Calexico (con Vinicio Capossela) a Milano: il report del concerto

Ci sono band che sanno trasformare i propri concerti in una festa. Solitamente questa trasformazione arriva in un momento preciso: l’attacco di una canzone, un ritornello. I Calexico sono dei maestri in questo campo: nei loro show il momento-festa arriva non una, ma più volte: più o meno ogni volta i fiati entrano nelle loro canzoni. E’ subito mariachi-time.
Il concerto di ieri, 23 aprile, al Fabrique non ha fatto eccezione, ma ha offerto anche molto di più. La band di Tucson arriva a Milano a presentare “Edge of the sun”, uscito appena due settimane fa: le canzoni dell’album incorniciano il concerto, con “Falling from the sky” in apertura (mentre “Follow the river” lo chiuderà).
Il momento-festa arriva subito dopo l’attacco, con “Across the wire” e soprattutto “Cumbia de donde”, e ritornerà ogni volta che la band si butta al di là della frontiera, con suoni latini, facendo ballare e saltare il pubblico.
A vederlo, Joey Burns sembra quasi un impiegato: camicia a maniche corte, capelli con la riga da una parte - gli mancano solo le penne nel taschino. Ma ha il piglio da leader silezioso, dirige la band in maniera decisa, con pochi gesti. Lo spalleggia il compagno di sempre, John Convertino, alla batteria, a cui si aggiunge una formazione estesa ed eclettica come la musica dei Calexico: sette elementi, due ispanici di Tucson, Arizona; un messicano, il tastierista Sergio Mendoza, un tedesco e uno spagnolo, il bravo chitarrista Jairo Zavala.
I Calexico si sono fatti amare con questo mix di suoni americani e latini, ma il concerto mostra che quando fanno semplicemente rock sono anche meglio: “All systems red” è una cavalcata elettrica in crescendo che ricorda i migliori Wilco, mentre l’assolo acido finale di “World undone” ricorda la California.
Poi, quando pensi che non possa andare meglio di così, i Calexico ti piazzano un 1-2-3 da K.O.
Il primo colpo è “Love will tear us apart”, in coda a “Not even Stevie Nicks”.
L’hanno incisa in passato, e l’hanno suonata, spesso ma l’effetto sorpresa è di quelli: “Ma la stanno cantando davvero, i Calexico che fanno i Joy division”? Passato l’effetto sorpresa, la sala del Fabrique diventa un coro unico. .
Il secondo colpo è “The one I Love”, suonata in maniera fedele, tanto che se chiudi gli occhi hai l’illusione che i R.E.M. si siano riformati (magari!); anche qua, una volta riconosciuta, è un coro unico sul grido “Fire!”.
Il terzo colpo è l’arrivo dell’amico “Vinizio” Capossela, con cui hanno inciso e con cui sono andati in tour in passato.
Burns lo accoglie pronunciando il suo nome all’americana, e gli dice “Dovresti rimanere con noi per tutta la sera” - e chi lo conosce sa benissimo che c’è il rischio che Capossela prenda sul serio le parole, e che lo show vada avanti per ore - putroppo o per fortuna si limita a due canzoni e sono i dieci minuti più intensi dello show. Cappellaccio e vestito nero, su “Polpo d’amor” agita sinuosamente le mani come se stesse praticando Tai Chi (invece mima i tentacoli del polipo innamorato), poi passa alla più delicata “Pena de l’alma”, prima di uscire e rimanere a lato palco a guardare.
C’è ancora tempo per un altro bis, l’ennesima festa con “Corona” e il finale con la stupenda “Follow the river”, che chiude “Edge of the sun” in tono più malinconico e speranzoso, quasi a voler calmare gli animi dopo tanto ballare e tanto cantare.
(Gianni Sibilla)
SETLIST
Falling From the Sky
Across the Wire
Cumbia de Donde
Splitter
Two Silver Trees
Miles from the Sea
Minas de Cobre
All Systems Red
Moon Never Rises
Ballad of Cable Hogue
World Undone
Esperanza
Fortune Teller
Coyoacán
Not Even Stevie Nicks / Love Will Tear Us Apart
Alone Again Or
Puerto
BIS
Bullets & Rocks
Tapping on the Line
Crystal Frontier
The One I Love
Polpo d'amor (Con Vinicio Capossela)
Pena de l'alma (con Vinicio Capossela)
Beneath the City of Dreams
Güero Canelo
Bis 2
Corona
Follow the River