In quattro album e una decina di anni, i Band Of Horses si sono guadagnati la fama di essere una delle più solide band di rock americano “classico”. E puntano a consolidare ancora di più questa “classicità” con “Acoustic at the Ryman”, album dal vivo registrato nello storico teatro della capitale del Tennesse, in uscita il prossimo 11 febbraio. Già solo questa location meriterebbe un articolo a parte: costruito nel 1892, è stato per lungo tempo la storica sede del Grand Ole Opry, lo show settimanale di riferimento della musica country, e recentemente è stato reso ancora più famoso dalla serie TV “Nashville” (in Italia su Sky) che su quel palco ambienta buona parte dei numeri musicali. “Per noi, aver scelto quel posto non è una questione di nostalgia”, ci spiega Ben Bridwell. “anche se non ci dispiace questo aspetto. Ma piuttosto il fatto che l’Auditorium ha un’acustica spettacolare per ogni tipo di suono. Peraltro, il Ryman è una specie di museo e durante il giorno si ha poco tempo per caricare le attrezzature e fare il soundcheck: questo ci ha costretti a prenderci dei rischi di fronte al pubblico, una cosa che alla fine ha reso migliore il tutto. L’idea era semplicemente dare alle canzoni una nuova veste”. L’origine del disco non è la ricerca della classicità, spiega Bridwell, ma una quasi inevitabile scelta dovuta al come si fa promozione oggi: “Abbiamo lavorato a versioni dalle dinamiche semplificare per diversi anni”, ci spiega Bridwell. “E’ inevitabile, viste le numerose performance per siti, blog, radio, e così va. E’ stata una sfida divertente: la nostra musica funziona bene anche in una versione meno elettrica e poco per volta ci siamo trovati sempre più a nostro agio in questa veste. Inizialmente pensavamo ad un disco dal vivo tradizionale: avevamo registrato un mese buono di concerti. Nashville era l’unica data in acustico ma ha funzionato benissimo, così bene da diventare la data scelta per l’album. E’ stata una sorpresa anche per noi”. Il risultato è ottimo: ma non soprendente: che i Band Of Horses fossero tra i migliori interpreti del neoclassicismo rock lo si sapeva dai tempi di “Mirage rock” e “Infinite dream”. Ma le canzoni in questa nuova versione sfonderanno una verve californiana minimale che esalta la voce di Bridwell e le armonie tra cori chitarre acustiche e piano, come in “Slow cruel hands of time” e “Neighbour"
Ma non è finita qui: Bridwell ha messo da parte il progetto solista Birdsmell (“Il mio piccolo progetto diversivo terapeutico - ora mi sono tolto il pensiero e torno al mio lavoro quotidiano”, dice) e la band porterà in tour (acustico, ovviamente) l’album, contemporaneamente lavorando ad un nuovo lavoro di inediti, da incidere l’anno prossimo: “The sky is the limit” dice scherzando Bridwell; la band è attualmente senza contratto (“Acoustic at the Ryman” esce per Kobalt, dopo la fine del rapporto con SonyMusic) ma non è alla ricerca: “Credo ci finanzieremo da soli le incisioni, poi vedremo l’interesse che suscitano”.