Michael Jackson, 'Prima di morire 60 giorni senza dormire'

Una perizia depositata nell'ambito del processo per far luce su eventuali responsabilità nella morte di Michael Jackson ha fatto emergere un particolare a dir poco inquietante: stando alla testimonianza del dottor Charles Czeisler, un esperto dei disturbi del sonno, il cantante - poco prima di morire a causa di un'overdose di Propofol, il potente sedativo somministratogli dal medico personale Conrad Murray - avrebbe passato due mesi senza chiudere occhio.
O, meglio, senza mai raggiungere il sonno profondo, conosciuto anche come "fase r.e.m.", l'unico in grado di ristorare realmente l'organismo. Alla conclusione, il professor Czeisler, è arrivato dopo un'attenta analisi dei sintomi manifestati dal Re del Pop, come - ad esempio - la difficoltà nell'elaborare discorsi di senso compiuto e la fatica nel ricordare alcuni semplici passi di danza: in sostanza, i problemi accusati dall'artista sarebbero perfettamente "compatibili con una totale privazione del sonno per un periodo prolungato". Sempre secondo la perizia depositata da Czeisler, se ad uccidere Jackson non fosse stata la dose letale di Propofol, sarebbe stata comunque la mancanza di riposo.
Questo è solo l'ultimo capitolo della battaglia legale ingaggiata dai familiari della voce di Gary, Indiana, nei confronti della AEG, colosso del live entertainment che ne curò la residency londinese - poi mai tenutasi - "This is it": se i giudici dovessero rintracciare responsabilità effettive da parte dei vertici della società nella scomparsa della popstar, l'agenzia oggi subsidiaria dell'Anschutz Entertainment Group potrebbe essere costretta a pagare un risarcimento monstre agli eredi di Jackson, che hanno quantificato monetariamente la perdita del congiunto in 26 miliardi di dollari, importo di poco inferiore alla stima elaborata dal Fondo Monetario Internazionale del prodotto interno lordo dell'Albania nel 2013.