E' successo nel 2002: 18 gennaio

Chi intendesse il punk come fenomeno destinato inevitabilmente ad esaurirsi, a consumarsi nelle proprie ceneri, dovrà ricredersi.
Almeno a sentire i Bad Religion, band simbolo del punk a stelle e strisce, che a dispetto di ogni etica “no future” al futuro ci pensano, eccome: “Vogliamo marcare la nostra estraneità al pop perché, allo stato attuale delle cose, lo stesso pop è l'esempio migliore di 'musica a perdere'. Noi aspiriamo a scrivere e a suonare pezzi che abbiano un certo spessore, non a incidere canzoncine che possono durare, nelle orecchie dei ascoltatori, al massimo un paio di mesi”. E' lo stesso Brett Gurewitz ad assicurarcelo: il musicista, uscito da una delicata situazione personale (Brett ha avuto non pochi problemi di droga) è oggi tornato a tutti gli effetti nella formazione dei Bad Religion: “Da quattro anni a questa parte ho interrotto qualsiasi flirt con le sostanze stupefacenti: so che può suonare banale, ma l'arresto e la conseguente cura disintossicante mi hanno salvato la vita. Oggi posso dedicarmi al cento per cento alla musica”. Brett, infatti, oltre ad essere le sei corde della band californiana, è anche il presidente della Epitaph, etichetta di punta della scena punk statunitense: una label che potrebbe stupire i puristi del genere, visto che conta, nel proprio parco artisti, anche personalità del calibro di Tom Waits e Tricky. “Innanzitutto, gli artisti che hai citato sono pubblicati dalla Anti, che è un'emanazione della Epitaph: in questo modo possiamo non confondere i repertori e gli stili, pur mantenendo una certa apertura ed un discreto eclettismo nelle produzioni. Pensa alla Fat Possum (altra emanazione Epitaph), che si dedica al blues alternativo”. Tornando a questioni prettamente musicali, è facile, parlando dei Bad Religion, superare i confini del punk: la band di Brett, infatti, può tranquillamente venire inserita in ambito rock senza far arricciare troppo il naso a stampa e fan: “Ormai abbiamo tanti dischi alle spalle”, confessa Gurewitz, “E spesso abbiamo infranto i limiti di genere. Non perché abbiamo paura di rimanere etichettati a vita come punk band, ma per il motivo a cui accennavo prima: vogliamo prendere la distanza dal pop e dalle logiche che oggi lo governano. Ci piace il pop, ma non suoniamo questo genere di cose”. Non a caso, il “marchio di fabbrica” della band è stato ben impresso anche sul nuovo disco dei Bad Religion, che uscirà nei negozi proprio oggi venerdì 18 gennaio: “Il disco si apre con pezzi veloci ed energici: è stata una scelta sofferta ma precisa, perché con questo album volevamo realizzare una dichiarazione d'intenti nei confronti del punk. Per il disco avevamo diverse canzoni brevi e veloci e altre più lente e più lunghe e c'è voluto parecchio per scegliere una sequenza soddisfacente”. La trascrizione completa dell'intervista ai Bad Religion verrà pubblicata da Rockol il prossimo lunedì 21 gennaio. .