Già George Clinton era stato scottato, qualche mese orsono, da una sentenza che gli aveva negato i diritti di tutti i “sample” (ovvero i campioni, in seguito debitamente trattati e ‘looppati’ in fase di produzione) estratti dalle sue canzoni (vedi news). La sua etichetta, la Bridgeport Music, questa volta, ha mirato decisamente più in alto: la casa discografica ha infatti citato – presso la corte del Tennesse - più di 800 persone, tra produttori, artisti, discografici e addetti ai lavori, per aver utilizzato illegalmente (almeno secondo i legali della Bridgeport) qualcosa come più di un migliaio di sample. La pratica del campionamento (specie da hit funky anni sessanta e settanta) è ormai una prassi più che consolidata pressi i produttori hip hop, che solitamente non si dimenticano mai di segnalare la “fonte” delle loro citazioni musicali. Contando che dei campioni di Clinton sono pieni i dischi rap di maggior successo, la Bridgeport deve preparasi ad avere di fronte gli studi legali di Emi, Sony, Warner, Universal e Bmi. Insomma: Davide contro Golia, atto secondo.
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