La giuria si ritira in attesa di deliberare per la morte di Michael Jackson. Battute finali alla Superior Court di Los Angeles, dove per sei settimane accusa e difesa hanno cercato di convincere i giurati della bontà delle rispettive tesi. Al centro, ovviamente, Conrad Murray, il solo imputato. Medico inetto e pasticcione, negligente e distratto per l'accusa. Da scagionare perché è innocente e perché il cantante probabilmente si somministrò da solo la dose finale e fatale di Propofol, per la difesa. "L'accusa deve dimostrare che il dottor Murray ha effettivamente ucciso Michael Jackson", ha detto l'avvocato Ed Chernoff. E, con una uscita ad effetto: "Vogliono che condanniate il Dr. Murray per le azioni di Michael Jackson. Ma, se fosse stata un'altra persona e non Michael Jackson, oggi un medico sarebbe in quest'aula?". Chernoff ha chiesto di non tenere presente che la vittima fosse un divo della canzone. "Se ritenete Murray responsabile, non fatelo perché c'è di mezzo Michael Jackson. Questo non è un reality. Questa è realtà". Da ricordare che Murray non ha voluto testimoniare. Per l'accusa ha parlato l'avvocato David Walgren. Nell'arringa finale il legale ha confutato la tesi dell'autosomministrazione di Propofol, definendo lo scenario proposto dalla difesa come "scienza-spazzatura". Per Walgren il medico ha abbandonato Jackson nel momento del bisogno, ha telefonato in ritardo al numero d'emergenza 911 e non ha riferito al personale medico poi intervenuto d'aver dato al Re del Pop del Propofol. Murray insomma ha violato la fiducia tra medico e paziente "e per questo Jackson ha pagato con la vita". Walgren ha anche ricordato alla giuria che Murray rimase al telefono per una quarantina di minuti, per sbrigare affari personali, dopo aver somministrato del Propofol al cantante. "Conrad Murray gli ha dato del Propofol e lo ha abbandonato. La giustizia domanda un verdetto di colpevolezza", ha detto.