Più che cantare, Marianne Faithfull interpreta (e sarà per questo che anche sui set cinematografici ha saputo lasciare il segno: valga per tutte la sua acclamata interpretazione di "Irina Palm"). Scava nelle pieghe della canzone, ne mette a nudo l'anima e la melodia, la ammanta di quella voce inconfondibile che racconta una vita vissuta pericolosamente e senza sconti. Prendete il suo ultimo album, "Horses and high heels", dove la grande chanteuse resuscita sempreverdi del catalogo pop anni '60 e '70, la "Goin' back" dei Byrds (via Carole King) e la "Love song" di Elton John ai tempi lontani di "Tumbleweed connection", mescolandoli con il funk in più puro stile New Orleans ("Back in baby's arms") e la ballata dark del Ventunesimo secolo ("Stations", a firma della luciferina coppia Mark Lanegan e Greg Dulli alias i Gutter Twins), ma anche con belle pagine autobiografiche, ""Why did we have to part" , "Prussian blue" e la title track, tutte riproposte dal vivo martedì sera, 26 luglio, nel concerto tenuto presso l'Arena del Mare sul Porto Antico di Genova.
Un set intenso, in cui la Faithfull ha riproposto anche gli irrinunciabili cavalli di battaglia, "Sister morphine" e "As tears go by" (souvenir della sua tempestosa relazione con i Mick Jagger e i Rolling Stones), la "Working class hero" firmata John Lennon e la splendida ballata di Lucy Jordan che molti ricorderanno in una delle sequenze più emozionanti di "Thelma e Louise". Rilette, una volta di più, con pathos, naturale eleganza e un inconfondibile tocco di classe.
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