Fabrizio De André, altre dichiarazioni

(Silvio Berlusconi)
«Ho conosciuto De André prima come artista, e l'ho amato subito. Poi ho avuto la fortuna di conoscerlo come uomo: e non mi ha mai deluso, cosa non facile. Un grande artista e un grande uomo».
(Vasco Rossi)
«E’ la perdita, prima di tutto, di un uomo di straordinario spessore umano e culturale, rispecchiato con continuità nella sua instancabile opera di artista, che si è identificata con la sua stessa vita.
De André è stato molto più di un cantautore, è stato un poeta che ha segnato con le sue canzoni la vita di molte generazioni, compresa la mia. Un artista che ha sperimentato con coraggio e passione i percorsi delle parole, della musica e anche del dialetto come espressione di culture ancora vive e da non dimenticare. Con De André scompare un uomo che è riuscito perfino a trasformare e a condividere le sue sofferenze in testi che vanno ben oltre la storia della nostra canzone. Di questo siamo grati a De André. Sono certa che la sua scomparsa non potrà mai cancellare una ricerca che era anche una difesa dei valori più profondi dell'uomo, con uno sguardo attento alla difesa degli ‘ultimi’ e dei più deboli. Le composizioni di De André hanno aiutato molti di noi a leggere la vita con gli occhi della poesia e dell'ironia. Oggi ci possono aiutare ad alleggerire il rimpianto per la perdita di una persona che avrebbe potuto dare ancora molto alla cultura italiana».
(Giovanna Melandri, ministro dei Beni Culturali)
«Ho il cuore che cade a pezzi: anche se avevamo divorziato da anni, avevo con lui un rapporto di grande amicizia e di stima reciproca».
(Enrica Rignon, detta ''Puny'', ex moglie di Fabrizio De André)
«Aveva dato voce all' inquietudine esistenziale dell’uomo d'oggi. Veniva dall'alta borghesia, ma ha passato la vita a denunciare le ipocrisie del vivere borghese. Della sua Genova aveva cantato il lato più torbido, della vita quello più drammatico. Nei suoi testi è costante il legame con intellettuali non soltanto europei. Nelle sue musiche emerge la vicinanza con gli chansonnier francesi, alcuni dei quali sono stati conosciuti in Italia grazie alla sue rielaborazioni. La sua voce, calda nel timbro e fredda nel fraseggio, aveva cantato il lato oscuro del mondo. Non la dimenticheremo».
(Radio Vaticana)
(Massimo Bubola)
«E' un grande dolore. Scompare un poeta che ha cantato Genova e la nostra cultura riprendendo suggestioni molto genovesi. Personalmente vivo questa mancanza come un ulteriore allontanamento dal passato. Con De André siamo quasi coetanei, e le sue canzoni ricordano molto la Genova degli anni '60. In ogni caso la poesia di Fabrizio De André resterà nel tempo per regalare emozioni, e Genova saprà sicuramente onorarne il ricordo»
. (Giuseppe Pericu, sindaco di Genova)
«La prima volta che l'ho incontrato è stato nella sua casa di Genova. Io ero un suo ammiratore. Penso di essere stato uno dei primi estimatori delle sue canzoni. Anche lui voleva conoscermi, e l'incontro fu organizzato da alcuni giocatori del Genoa. Per dire quanto fossimo simili di carattere, in quell’occasione credo che in un quarto d' ora abbiamo detto sì e no tre parole in due. Poi, dopo qualche whisky, ci siamo sciolti. Ci stimavamo. Io gli avevo regalato una mia maglietta e lui una delle sue chitarre. Lascia un vuoto che non potrà essere colmato. Era un poeta, uno che accompagnava con la musica le sue poesie. Dopo Lucio Battisti, ora con De André se ne va un altro pezzo importante della mia e della nostra vita».
(Gigi Riva)
«E' stata una voce capace di cercare e di descrivere le umanità degli zingari anche quando rubavano, dei sequestratori anche quando il sequestrato era lui.
Una lezione che porta il suo nome. In Italia non ce ne sono molti altri: avevo per lui una stima immensa. Al di là di ciò che ha rappresentato per la mia generazione, e del dispiacere per la scomparsa, ne ricordo il coraggio anarchico di vedere nella delinquenza, o in comportamenti condannati da legge e senso comune, aspetti che nessun altro ha avuto il coraggio di vedere. Non valutava certo le cose dal punto di vista di chi deve far funzionare la società, ma le vedeva con la chiarezza di un poeta insofferente ai luoghi comuni. Nella sua separatezza, nel fatto di restare così individuo, singolo, trovava la capacità di comunicare con tutti».
(Michele Santoro)
«La forza della sua vena poetica e della sua musica hanno contribuito ad aumentare il prestigio della canzone italiana e della Società Italiana degli Autori ed Editori nel mondo. Insieme a lui si spegne la voce appartata, profonda e inconfondibile di un grande artista della nostra epoca, che ha vissuto fuori dalle mode e dai condizionamenti, rimanendo sempre se stesso».
(Luciano Bideri, presidente della Siae)