
Su "la Repubblica" Laura Putti, inviata a Londra, incontra Brian Ferry durante il suo tour (l’arrivo in Italia dell’ex Roxy Music, con una data al Goldoni di Venezia, è previsto per il prossimo 6 marzo): "Bryan Ferry non cavalca le mode... Classicamente ed eternamente bello, di una bellezza che è ormai... una pietra miliare della storia del rock; vestito come un gentiluomo inglese (comprese le calze di un rosso sgargiante), Ferry è seduto nel suo piccolo studio discografico dall'arredo poco al passo con i tempi, Marilyn dappertutto sulle pareti... Anche se in apparenza il nuovo disco "As time goes by" (nel quale interpreta 15 canzoni degli Anni 30) sembra seguire una moda - le rockstar riconvertite al quartetto d'archi - non è così. Ferry non ha dato la sua versione dei fatti: li ha semplicemente raccontati com'erano. "Mi sono avvicinato con rispetto... cercando di entrare nello spirito della canzone, cercando addirittura di interpretarla ispirandomi ad altre famose interpretazioni, soprattutto quelle di Billie Holiday".... Bryan Ferry spiega perché gli Anni 30, perché un'orchestra classica, perché la scelta di queste canzoni. "Nel nuovo secolo ho voluto trasportare il sentimento, che è cosa di ieri, ma anche di domani. Tutti questi brani parlano d'amore in modo non banale e meritavano una nuova vita. E' incredibile come, io che negli Anni 30 non ero neanche nato, mi sia trovato sin da giovanissimo a mio agio in quel repertorio... Sono stato fortunato. Negli Anni 50 e 60 amavo il jazz. E' stata una
buona educazione musicale".
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