Che questa ragazzina con i capelli-spinacio e la voce chioccia da Paperoga fosse capace di cantare non l'avrebbe mai detto nessuno, soprattutto lei. Che questa buffa bimba ventinovenne, nata e cresciuta a un isolato da Marilyn Manson («Sì, lui abitava dietro l'angolo. Ma non lo conosco»), sarebbe riuscita per una sera a trasformare i Magazzini Generali di Milano nel luogo ideale per ascoltare (e ballare) musica nera davvero, non l'avrebbe sospettato neanche il più attento degli osservatori.
Invece è successo: complice la furba operazione della Sony, la casa discografica di Macy Gray, che ha voluto che l'ingresso al concerto di ieri sera fosse gratuito, per tutti. «Macy avrebbe dovuto esibirsi dal vivo già il mese scorso», ha spiegato un portavoce dell'etichetta. «Motivi di salute le hanno impedito di cantare, all'ultimo momento, e abbiamo dovuto rinviare. Ma stavolta volevamo proprio che fosse festa grande».
E festa grande è stata: già alle nove di sera (il set live sarebbe cominciato alle dieci) via Pietrasanta, quella in cui si trovano i Magazzini, era animata da una lunga, disciplinata fila di persone in attesa. «Non la conosco, ma ne hanno parlato bene»; «Ho preso il suo disco, mi piace»; «Per una volta che non si paga, meglio che stare a casa» erano i commenti-tipo dei neofan di Macy e dei curiosi. Lei, al debutto italiano, sul palco ha fatto la leonessa: complice l'accolita di fedeli musicisti che la circondano da sempre (sono gli stessi per cui scriveva canzoni fino a poco tempo fa. Quando ancora a cantare non pensava). Ha eseguito dal vivo tutti brani del suo album, "On how life is", più due inediti e due cover rese pressoché irriconoscibili da un'interpretazione a dir poco peculiare: "With a little help of my friend" dei Beatles e "Que sera, sera" di Doris Day.
Per una volta, dell'acustica e della location - non proprio eccellenti: il locale è stretto e lungo - non si è lamentato nessuno. Sarà stato davvero per il fatto che non si pagava, sarà stato perché Macy, sul palco, sembrava starci talmente bene da far sentire a proprio agio anche il pubblico. Sarà stato che ieri, a Milano, faceva molto freddo: eppure ai Magazzini - ci perdonino i lettori per l'eccesso di romanticismo - il gelo di fuori proprio non si sentiva.
Invece è successo: complice la furba operazione della Sony, la casa discografica di Macy Gray, che ha voluto che l'ingresso al concerto di ieri sera fosse gratuito, per tutti. «Macy avrebbe dovuto esibirsi dal vivo già il mese scorso», ha spiegato un portavoce dell'etichetta. «Motivi di salute le hanno impedito di cantare, all'ultimo momento, e abbiamo dovuto rinviare. Ma stavolta volevamo proprio che fosse festa grande».
E festa grande è stata: già alle nove di sera (il set live sarebbe cominciato alle dieci) via Pietrasanta, quella in cui si trovano i Magazzini, era animata da una lunga, disciplinata fila di persone in attesa. «Non la conosco, ma ne hanno parlato bene»; «Ho preso il suo disco, mi piace»; «Per una volta che non si paga, meglio che stare a casa» erano i commenti-tipo dei neofan di Macy e dei curiosi. Lei, al debutto italiano, sul palco ha fatto la leonessa: complice l'accolita di fedeli musicisti che la circondano da sempre (sono gli stessi per cui scriveva canzoni fino a poco tempo fa. Quando ancora a cantare non pensava). Ha eseguito dal vivo tutti brani del suo album, "On how life is", più due inediti e due cover rese pressoché irriconoscibili da un'interpretazione a dir poco peculiare: "With a little help of my friend" dei Beatles e "Que sera, sera" di Doris Day.
Per una volta, dell'acustica e della location - non proprio eccellenti: il locale è stretto e lungo - non si è lamentato nessuno. Sarà stato davvero per il fatto che non si pagava, sarà stato perché Macy, sul palco, sembrava starci talmente bene da far sentire a proprio agio anche il pubblico. Sarà stato che ieri, a Milano, faceva molto freddo: eppure ai Magazzini - ci perdonino i lettori per l'eccesso di romanticismo - il gelo di fuori proprio non si sentiva.
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