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Sanremo 2008: Loredana Berté, due (poi basta)

Sanremo 2008: Loredana Berté, due (poi basta)
Credits: Stefania Casellato
E’ interessante leggere i commenti che i lettori postano alle notizie di Rockol. A volte mi piacerebbe poter rispondere uno per uno a tutti, giusto per spiegare il senso di certe cose che scrivo. Ma non si può, quindi rispondo a tutti insieme.

Sarebbe facile cavarsela dicendo che è utile gettare sassi nello stagno e suscitare reazioni. Invece, dico a tutti quelli che hanno commentato il mio commento di stanotte:
“Esibire in televisione Loredana Berté è un'operazione ignobile”
che la mia opinione, espressa nell’unico spazio che è a mia disposizione (quello delle notizie), è la “mia” opinione; e non è l’opinione dell’ultimo arrivato, se permettete. Con Loredana Berté ho lavorato da discografico fra il 1980 e il 1984, e poi l’ho incontrata più volte da giornalista negli ultimi vent’anni. Ho il mio pensiero, ho la possibilità di esprimerlo (possibilità che condivido con i lettori), e di solito lo faccio rispettando il pensiero altrui - cosa che spesso, purtroppo, non fanno i lettori. Non importa, ognuno ha il suo modo.
RIbadisco che secondo me “esibire in televisione Loredana Berté è un'operazione ignobile”. Esibirla, cioè usarla per fare spettacolo. Loredana è una grandissima artista e una donna in difficoltà: la rispetto come artista e come donna. E penso spesso a quale sarebbe il modo migliore per aiutarla. Ne discutiamo molto, in questi giorni qui a Sanremo, con i colleghi. Ieri sera Toni Jop dell’Unità mi diceva: “A Venezia, ci sono gondolieri che quando sono ubriachi marci conducono l’imbarcazione in perfetta linea retta”. Metafora interessante. Lo so, lo sappiamo che ci sono artisti che anche in condizioni di scarsa o nulla lucidità offrono momenti di grande qualità artistica. Semmai il problema sono gli artisti che “solo” in condizioni di scarsa lucidità riescono a far bene. E, attenzione, non dico che questo sia il caso di Loredana Berté.

Loredana è un caso umano, lo sappiamo tutti. Personalmente provo comprensione e compassione per lei. E credo che tutti dovrebbero provarne. Secondo me, la sceneggiata televisiva di ieri sera - con Pippo Baudo che consolava e tranquillizzava Loredana da buon amico, e Piero Chiambretti che faceva le controscene comiche - è stata un modo ingeneroso e crudele di fare spettacolo di una miseria umana.
Si diceva, qui, fra giornalisti: però almeno farle fare Sanremo è un modo per farla contenta, per darle un momento di contentezza. Bene. Allora invitiamola come superospite: se lo merita, per la carriera che ha alle spalle, quanto e più di certi altri superospiti italiani. Diamole uno spazio, per farne ciò che vuole. Ma non usiamola come espediente per alzare gli ascolti, prevedendola in scaletta a fine trasmissione per tenere un po’ di gente attaccata alla televisione (ieri sera il passaggio di Loredana è stato anticipato per ragioni tristissime che non voglio raccontare). E non usiamola, noi sciacalli dei media, per riempire spazi e attirare lettori a spese di una donna ammalata.
Se scrivessi, se scrivessimo tutto quello che sappiamo dei giorni di Loredana - e che ci raccontano, esausti e a volte disperati, quelli che provano a lavorare con lei: a me è successo l’ultima volta stanotte alle tre - saremmo come i giornalisti dei tabloid britannici. Noi non ce la sentiamo di frugare nel fango e nella merda come fanno oltremanica. Siamo migliori o peggiori? Non lo so. Il fatto è che siamo come siamo, e stiamo come stiamo.

Il mio pensiero l’ho scritto e adesso l’ho spiegato. Ogni commento è gradito, soprattutto se articolato, non viscerale, non offensivo. Grazie a tutti.
Franco Zanetti

PS A scanso di ulteriori equivoci, e a beneficio dei fans che non vogliono capire o non riescono a capire: “ignobile” non riguarda la qualità dell’esibizione di Loredana Berté, che è stata di commovente intensità e fra le migliori della serata.
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

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