Nuovo lavoro per Annie Clark, aka St. Vincent. Un disco cupo, ma pop. Difficile. Pieno di fantasmi e racconti abrasivi. Un lavoro che - anche se duro da affrontare e meno chitarristico - ha una personalità inequivocabile:
I riflettori, il mondo patinato, le copertine delle riviste, l’attenzione morbosa e il frequente sconfinare, non per sua volontà, nel calderone della carne da cannone dell’universo gossipparo (diciamo la verità: per molte persone Annie Clark è semplicemente “Quella che sta con Cara Delevingne” – e manco sanno che la loro storia è finita, magari) hanno iniziato a starle stretti.
Se hai troppi demoni, dentro, con cui fare i conti sai anche che è meglio non farli sentire importanti. Perché davanti a lustrini, stelle di latta, flash e lusinghe questi si gonfiano come tacchini imbottiti di steroidi e mangime OGM. Il problema è che ti accorgi che sono cresciuti a dismisura solo quando ormai sono incontenibili… e allora l’unica soluzione alternativa all’implodere è lasciarli uscire: apri il cancello, falli schizzare fuori mugolanti e affamati come zombie romeriani.