Sei dischi "difficili" raccontati e spiegati

Robert Wyatt, Hugh Hopper, Frank Zappa, Faust e Tangerine Dream

Recensione del 19 mag 2022 a cura di Franco Zanetti

Voto 7.5/10

Dell'autore abbiamo già recensito due libri, "I sogni d'oro dei Beatles" (qui) e "La musica in grigio e rosa" (qui); per Rockol, Camilleri ha anche recensito "In the land of grey and pink" dei Caravan.
Docente di Composizione Musicale Elettroacustica presso il Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, Camilleri è solito analizzare le musiche di cui tratta con un approccio specialistico, il che richiede da parte del lettore un'attenzione particolare ma anche un'inclinazione all'approfondimento che non è da tutti; specialmente da chi non conosce la musica per averla studiata (ed è il mio caso).

Ma mi sono voluto mettere alla prova, ascoltando un disco che in queste pagine è sviscerato brano per brano, "The end of an ear" di Robert Wyatt; e riconosco che l'esperienza è stata piuttosto illuminante, nel senso che mi ha fatto scoprire cose che non conoscevo (che poi le abbia capite è un altro discorso, ma non è colpa di Camilleri...). Altri album trattati sono "1984" di Hugh Hopper, "Lumpy Gravy" di Frank Zappa, "Unrest" degli Henry Cow, "The Faust Tapes" dei Faust e "Phaedra" dei Tangerine Dream; materiale di non facile friuizione, certo, ma al quale l'analisi di Camilleri aiuta ad avvicinarsi con maggiore consapevolezza.
 

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