In questi ultimi quindici anni la musica afro-americana ha fatto emergere non solo brave cantanti e performer ma anche figure rilevanti a livello sociale. Pensiamo all'empowerment femminile storico e globale di Beyoncé, al tono irreverente e cafone ma che parla di politica di Cardi B fino a Alicia Keys, paladina della natural beauty e della consapevolezza di sé. Della cantante newyorkese è appena uscito il suo settimo album “ALICIA” che trasuda empatia, calore e cauto ottimismo.
Rinvii, singoli e uscite tempestive. 
“ALICIA”  doveva originariamente essere pubblicato a fine marzo, poi rinviato a maggio per poi essere ulteriormente ritardato causa Covid-19 a fine settembre. 
In tutto questo tempo - forse per soddisfare le richieste di Daniel Ek di Spotify – sono usciti ben sei singoli. Così l'ascolto completo del disco non rappresenta una vera e propria sorpresa, tuttavia il mix dei temi tra il politico e il personale, tra speranza e cambiamento, dolce pop e denuncia contro la polizia, lo fa diventare un disco perfetto per questi tempi.  
Un disco senza genere
Lo ha dichiarato con un tweet  la stessa Alicia Keys affermando che questo disco è “generless”, cioè senza un genere prevalente. In effetti è così. “ALICIA” è un disco piuttosto eclettico, pur essendo estremamente accessibile e unitario nella forma. La Keys si muove con grande disinvoltura tra i generi più diversi: l'iniziale “Truth Without Love” sembra uscito direttamente dal precedente “Here” di quattro anni fa, il suo disco più sperimentale (che ci era piaciuto moltissimo), archi cinematici e un canto rap sulla verità sempre più sfuggente. C'è poi lo spazio per il funk del passato (“Time Machine”), per il soul influenzato dal folk (“Gramercy park”), il dub (“Wasted Energy” con la cantante tanzaniana di bongo flava Diamond Platnumz) e il pop più contemporaneo (“Love looks better”). Un importante parte del disco è quella riservata ai duetti: molto bello quello con l'inglese Sampha (“3 hour drive”) e con Jill Scott (un omaggio a lei, intitolato appunto “Jill Scott”)
Per quanto riguarda i testi, la Keys si muove dall'ottimismo della sognante "Authors of Forever", con il suo persistente ritornello di "it's all right", alla vita e ai lavori ordinari delle persone normali (“Underdog” scritta con Ed Sheeran e “Good job”)
La canzone da ascoltare: “Perfect way to die”
Alicia Keys è perfetta nelle ballad al piano. Ancora di più se la canzone tocca un tasto dolente di attualità. “Perfect way to die” è il punto di vista di una madre in lutto il cui figlio è stato ucciso dalla polizia. Quando la Keys canta “just another one gone / And they tell her to move on” (è solo un altro che se ne è andato / e le dicono di andare avanti”) è una chiara condanna alla risposta sbagliata del suo paese verso la brutalità della polizia.  Rischia di diventare un grande classico.