Un’altra uscita di Bruce Springsteen ? In realtà sono due. Per il Record Store Day arriverà un EP con quattro canzoni inedite, “American beauty”, che non sono finite su “High hopes”. E poi questo video-concerto, che è forse la cosa più interessante.
“A Musicares tribute to Bruce Springsteen” si è svolto l’8 febbraio dello scorso anno a Los Angeles - se ne è favoleggiato parecchio al tempo: vietatissimo l'uso dei cellulari, quasi nessun filmato solo qualche informazione e la scaletta di ospiti e canzoni. Era una serata di gala a ridosso dei Grammy, per l’associazione benefica della RIAA (la confindustria americana della musica), con nomi eccellenti radunati a rendere omaggio a un musicista che si è distinto per impegno umanitario - nel 2013 l'onore è toccato a Springsteen, appunto.
Quel concerto è diventato un DVD/BluRay, ad un anno di distanza, e ne è valsa decisamente la pena. L'ambientazione è un po' amena: una cena di gala, appunto, con un pubblico di gente che ha fatto ingenti donazioni per essere lì ed è seduto ai tavoli. La conduzione è di Jon Stewart. Ma la musica è quella che conta: basta leggere la lista dei nomi degli artisti chiamati a cantare le canzoni di Springsteen. Magari qualche accoppiamento è, se vogliamo, banale o di certo non stupisce, come Patti Smith che canta “Because the night”: molto invecchiata in questo filmato; altre forse più difficili da capire, almeno per noi, come artisti chiamati dal mondo del country (Kenny Chesney, Tim McGraw e Faith Hill) o dalla musica latina (Juanes che canta metà in spagnolo metà in inglese “Hungry heart”...). Qualche momento imbarazzante (Sting che tenta di fare come Springsteen sull’attacco di “Lonesome day”, ma il suo “Hey baby!” è tutto fuorché credibile).
Ma, per il resto, tanta, tanta buona musica: aprono gli Alabama Shakes con una intensa versione di "Adam raised a cain" - arrivano i Mumford & Sons che rendono folk “I’m’ on fire”. O, ancora, il duetto tra Ben Harper e Natalie Maines (Dixie Chicks) su “Atlantic city” (con la complicità di Charlie Musselwhite all’armonica). Elton John che svisa al piano su “Streets of Philadelphia”, la guerra di chitarre tra Jim James (My Morning Jacket) e Tom Morello su “The ghost of Tom Joad”, la voce calda di Jackson Browne su “American skin”.
E poi, alla fine, arrivano Neil Young e i Crazy Horse.
Distrattamente, si potrebbe notare solo un gruppo di attempati musicisti, con due cheerleader (anche loro non più in giovane età, che fanno gesti quasi incomprensibili sul palco). Ad assistere. una platea di signori incravattati seduti ai tavoli, con la regia che indugia su signore in vestiti troppo stretti e vecchietti che provano a ballare.
Ma quell'esibizione è la contemporanea consacrazione e dissacrazione dell’icona del Boss. La versione di “Born in the U.S.A.” è elettrica, magnifica, urlata. Suona come uno schiaffo a quella platea, che quasi non se ne rende conto: a parte quei pochi che ballano, gli altri rimangono perlopiù seduti, quasi impietriti. “You were Born in the U.S.A.!” urla alla fine Young e poi ancora “Bruce! Bruce!”, alzando il pugno. Solo Young poteva permettersi di rendere omaggio in questo modo violento, quasi punk. “Mi hai fatto suonare come i Sex Pistols”, commenterà dopo Springsteen nel suo discorso. Una visione, una cover che da sola vale l’acquisto di questo concerto.
Poi arrivano i discorsi celebrativi di prammatica. E poi Springsteen, in platea con la famiglia, spesso inquadrato mentre suonano le sue canzoni, sale sul palco, con alcuni membri della E Street Band assieme alla "House band". E finalmente la gente balla.
“A Musicares Tribute To Bruce Springsteen” è un tributo particolare, ottimo dal punto di vista musicale, con alcuni picchi davvero notevoli. Se amate Springsteen, o gli artisti coinvolti, è da avere.