Sting - THE LAST SHIP - la recensione

Recensione del 18 set 2013 a cura di Gianni Sibilla

Voto 5/10
Mettiamo le cose in chiaro subito, “The last ship”, non è il nuovo album di Sting . Non in senso classico. E’ il primo lavoro con canzoni inedite dopo 10 anni. “Sacred love” uscì nel 2003: in mezzo album natalizi (“If on a winter’s night…”), musica per liuto (“Songs from the labyrinth”), album dal vivo con orchestra (“Symphonicities”) e senza, e “best of”. Insomma, una discografia che si è fatta complessa, frammentata - perché a Sting la canzone pop-rock sta stretta (e non gli veniva neanche troppo bene: “Sacred love” non era di certo la sua prova migliore da solista). Forse aveva illuso i fan, con il tour di quest’estate, in cui aveva rispolverato basso elettrico e repertorio classico. Invece.





Invece “The last ship” è una raccolta di canzoni pensate non come album, ma per un musical dallo stesso titolo, che debutterà nel 2014 e che racconta la crisi dei cantieri navali nell’Inghilterra degli anni Ottanta. Il suono scelto per rappresentare questo scenario è folk, più che pop. Ci sono echi dello Sting classico, in queste 12 canzoni (che diventano 15 o 20, a seconda delle edizioni deluxe o superdeluxe): “I love her but she loves someone else” è una ballata che potrebbe uscire da “Nothing like the sun”. Il singolo “And yet” ha un andamento da bossanova che flirta con quelle atmosfere swingate e jazzate che tanto gli son sempre piaciute. Nel resto Sting gioca con generi “alti”: soprattutto con la tradizione della musica per teatro (Rodgers Hammerstein, Brecht, Weill), rappresenta brani delicati per voce, chitarra e fisa (“August winds”, “The night the pugilist learned how to dance”). E poi la ballata pura, sia per interpretazione che strumentazione (gli archi irlandesi di “Ballad of the great eastern”, “What have we got?”). Solo raramente si sentono strumenti elettrici (“Language of birds”). Funziona? Dipende dal punto di vista: se vi piace lo Sting che mira alla musica raffinata e colta, qua c’è pane per i vostri denti; in questo caso, potrete vivere questa collezione di canzoni come un disco a sé stante, anche se così non sono nate. Certo non è musica leggera: a voi decidere se è un bene o un male.

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