Amanda Palmer - PERFORMS THE POPULAR HITS OF RADIOHEAD ON HER MAGICAL UKULELE - la recensione

Recensione del 26 lug 2010 a cura di Giuseppe Fabris

Ogni cover è un atto d'amore e di sfida.
Amore per l'artista e la canzone che vogliamo reinterpretare, e sfida nel riuscire a darle il valore che merita o nel trasformarla in qualcosa di completamente diverso.

I Radiohead , seppur sottotraccia, si piazzano vicini alla vetta della classifica degli artisti più reinterpretati: nessun live-bar vorrebbe allietare i propri clienti con una tribute-band dei cinque di Oxford, ma allo stesso tempo ogni band con una memoria artistica che va dagli anni Novanta ad oggi ha sicuramente provato a interpretare uno dei loro brani scoprendo però che non è affatto facile cercare di cantare come Thom Yorke senza sembrare dei perfetti imbecilli.
Nel mondo musicale internazionale non si contano i tributi fatti ai Radiohead: Alani Morissette e Moby , ad esempio, amano inserire “Creep” nei loro concerti, tra le migliori raccolte di cover si segnalano il “mash-up” hip hop realizzato dal DJ Amplive, “Rodeohead”, rielaborazione in chiave bluegrass-country dei Hard 'n Phirm, e le intime revisioni per piano di Brad Mehldau .
Per chi infine volesse farsi un giro per YouTube consigliamo la versione realizzata dai Gnarls Barkley di “Reckoner” e, sopratutto, come la marching band universitaria “Pride Of Arizona” sia riuscita a rielaborare le canzoni di Thom Yorke e soci.
In Italia siamo un po' meno fortunati: molte band (come i Velvet) hanno inserito nel loro repertorio le canzoni dei Radiohead, ma i casi più eclatanti, come la cover di “Creep” di Vasco Rossi e di “A wolf at the door” di Dolcenera , ha portato dei risultati assai al di sotto della sufficienza.
In questa infinita lista di tributi si inserisce ora un EP realizzato da Amanda Palmer (da non confondere con quella di Twin Peaks), metà femminile dei Dresden Dolls , che ha deciso di reinterpretare le canzoni dei Radiohead con l'ausilio dell'ukulele e pochi altri strumenti.
Il risultato è un tributo ampiamente riuscito grazie sopratutto alla voce dell'artista statunitense capace di toccare le stesse corde di Yorke, quel miscuglio di malinconia e disperazione in cui lei inserisce anche una sottile ironia. Gli arrangiamenti così scarnificati, inoltre, non tolgono peso alle canzoni, ma, soppratutto in episodi come “Creep” e “Fake plastic trees”, ci restituiscono la loro forza melodica.
Per la sua versione di “Idioteque” Amanda si mostra abile nel trasformare un brano infarcito di basi elettroniche in qualcosa di completamente diverso che però mantiene la tensione e la drammaticità dell'originale, mentre in “Exit music” riesce, se possibile, ad aumentare il pathos e la sensazione di ansia che trasmette la canzone ispirata dal “Romeo & Giullietta” di William Shakespeare.

Il disco si chiude con la registrazione Live di “Creep”, un'esecuzione che mostra la vena più tragicomica della Palmer, ma che chiude in bellezza con il pubblico coinvolto nel cantare il ritornello: tutti insieme in un atto d'amore, per un gruppo che è riuscito con la sua musica, così spigolosa e malinconica, a colpire i mondi musicali più disparati.

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