Kasabian - WEST RIDER PAUPER LUNATIC ASYLUM - la recensione

Recensione del 04 ago 2009 a cura di Gianni Sibilla

Quando inizia "Underdog" sembra di sentire una band proveniente dalla Manchester danzereccia degli anni '90, con quell'incrocio tra chitarre e beat. Poi, entra la voce, strascicata e con accento inconfondibilmente "cockney", e sembra di sentire gli
Oasis in acido. Banale, come considerazione: perché i Kasabian stanno tra questi due estremi, e si sa. Non a caso i fratelli Gallagher li portano da sempre in palmo di mano (e infatti suoneranno assieme a Milano alla fine di Agosto, il 30 alla Fiera di Rho).
Un po' di scettismo è d'obbligo in questi casi, quelli in cui la stampa inglese pompa così tanto un nome. E poi i Kasabian suonano terribilmente inglesi... Però "West Ryder Pauper Lunatic Asylum" potrebbe almeno in parte far ricredere qualcuno. Certo, il mix di rock ed elettronica è ormai scontato, anche se in produzione c'è Dan The Automator (l'uomo dietro i primi Gorillaz . E certo, la band continua con il suo immaginario sgradevole (il nome è ispirato a Charles Manson, si sa; il titolo è ispirato ad un manicomio; una canzone si intitola "Vlad the impaler"). Ma mi sembra che questa volta le canzoni siano più a fuoco, in almeno diverse occasioni. Oltre ad "Underdog", convincono anche "Where did all the love go?" e "Ladies and gentleman (roll the dice)", per esempio.
"West Ryder Pauper Lunatic Asylum" è quello che si dice un "disco di genere", nel senso che piacerà agli appassionati e farà incazzare gli altri, almeno quelli che si premureranno di ascoltarlo.


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