Ogni anno è naturalmente punteggiato di musicisti che tornano a pubblicare album dopo un periodo più o meno lungo di pause dovute alle cause più disparate. Tra i 'ritorni' del 2025 si può ora annoverare anche quello, molto gradito, di Suzanne Vega. La cantautrice statunitense mancava discograficamente dal 2016 quando pubblicò "Lover, Beloved: Songs from an Evening with Carson McCullers", disco 'anomalo' che raccoglie le canzoni dell’opera teatrale "Carson McCullers Talks About Love", ispirato alla vita della scrittrice americana Carson McCullers, mancata nel 1967 all'età di 50 anni. "Flying With Angels" è il titolo del nuovo album della 65enne musicista che si rivelò nel 1987 con "Solitude Standing", lavoro che includeva le sue due canzoni ancora oggi più note: "Tom's diner" e "Luka". Suzanne Vega in questo gradito ritorno rivolge il proprio sguardo al nostro presente e ne ha inciso dei brani che, come da lei dichiarato, hanno quale filo comune la lotta. "Ogni canzone dell'album si svolge in un'atmosfera di lotta. Lotta per sopravvivere, per parlare, per dominare, per vincere, per fuggire, per aiutare qualcun altro o semplicemente per vivere".
Canzoni di lotta
"Flying With Angels" si apre con "Speakers' Corner", il brano musicalmente più accessibile ed orecchiabile che nasconde l'amaro invito ad utilizzare la nostra libertà di parola prima che questa ci possa venire privata. Non meno angosciosa e preoccupante è "Witch" ("We're living in a state of a permanent emergency"), e in questa la musica corrisponde al testo comunicando una certa quantità di ansia. In "Chambermaid", sulle inconfondibili note di "I want you", Suzanne si trasforma nella cameriera a cui si rivolge Bob Dylan nel suo classico degli anni Sessanta. Una signora del folk rock come la Vega sorprende con "Love thief", una setosa e sinuosa melodia che ci trasporta nell'universo r'n'b degli anni '70. "Lucinda" è un sentito omaggio a Lucinda Williams, country rocker tutta di un pezzo, una che non abbassa mai la testa di fronte alle sfide che la vita le pone innanzi. La straziante "The last train from Mariupol" porta l'ascoltatore a fare i conti con il drammatico conflitto che sta devastando l'Ucraina: dall'orrore di quella città tutta l'umanità è in fuga, Dio compreso. Se "Alley" tende al cielo con la consapevolezza di avere i piedi ben piantati per terra, "Rats" invece è una canzone che pare presa di peso dalla punk new wave di fine anni Settanta, Blondie o giù di lì, e portata ai giorni nostri, inneggia al proliferare dei topi nella metropoli, lasciando a noi il compito di immaginare chi siano questi topi. A chiudere pensa la malinconica e fatalista "Galway", una ballata ambientata davanti alle ventose coste del mare d'Irlanda, a ricordare un amore che poteva essere ma che il caso oppure il destino hanno fatto sì che non si realizzasse compiutamente.
Bentornata Suzanne!
Come quelle amicizie che non vengono scalfite dallo scorrere del tempo, dopo dieci anni Suzanne Vega è tornata a noi, ed è come ci si fosse lasciati il giorno prima. Il suo occhio attento e la sua capacità di scrittura fanno sì che le sue canzoni siano sempre un luogo in cui ci si riesce a ritrovare. "Flying With Angels" esprime preoccupazione per il macro di quanto accade intorno a noi, più che raccontare il micro della sfera personale. Comunque sia, Suzanne è sempre bello ascoltarti.