Riportando la musica ambient a casa

Un genere di successo fino ad essere inflazionato. Brian Eno, il suo inventore, se la riprende

Recensione del 15 apr 2025 a cura di Gianni Sibilla

Voto 6.5/10

Nell’ultimo aggiornamento dell’iPhone c’è una piccola novità. Nel centro di controllo si possono inserire 4 tasti che rimandano a playlist di musica ambient: per dormire, rilassarsi, studiare o per il benessere. Non serve essere abbonati ad Apple Music: sono gratuite. È solo l’ultimo esempio della fortuna di una musica spesso generica e innocua, che prolifera sulle piattaforme, che sono piene di playlist simili. Come hanno raccontato anche libri recenti, spesso è musica di artisti sconosciuti e/o fatta con l’intelligenza artificiale per riempire altrettanto artificialmente le playlist.

Ha riassunto bene la questione il producer inglese Jon Hopkins, quando lo abbiamo intervistato: "I nomi dei generi possono essere problematici, soprattutto quando sono molto prescrittivi. Eno intendeva la musica ambient in una maniera molto precisa: suoni che possono stare sullo sfondo, essere ignorati, ma anche dare soddisfazioni e piacere se ascoltati con attenzione. Mentre penso che ciò che le persone chiamano ambient oggi sia essenzialmente musica elettronica rilassante fatta con i synth. Una sorta di incenso sonoro…".

Brian Eno e la ambient music

Ora l’inventore del genere riporta tutto a casa, uscendo dall'idea dell'incenso sonoro. Brian Eno ha pubblicato un nuovo album, “Aurum”, e a giugno ne usciranno altri due, in collaborazione con l’artista Beatie Wolfe.
“Aurum” è stato pubblicato in esclusiva su Apple Music. Contiene 11 composizioni di musica ambient per un totale di 70 minuti, in audio spaziale – è stato pensato specificatamente per questo formato sonoro. L’album nasce da una collaborazione con la piattaforma: da dicembre Eno conduce un programma su Apple Music Radio dedicato a "musica dark, calma, difficile da incasellare", e in ogni puntata ha presentato una nuova traccia. Tutti questi brani, pubblicati come singoli nelle scorse settimane, sono poi confluiti in “Aurum”.

Eno, in questi anni, è stato tutt’altro che fermo in campo musicale. Il suo ultimo album da solista prima di “Aurum” è “ForeverAndEverNoMore” del 2022, un lavoro di canzoni poi pubblicato in versione remix strumentale pochi mesi dopo. Nel 2023 ha pubblicato “Secret Life”, un album collaborativo con Fred Again.., poi la colonna sonora del documentario “Eno” (2024) e, negli ultimi mesi, ha recuperato materiale dal suo archivio sconfinato con progetti come “77 Million Paintings” e “Bloom: Living World”, disponibile in una versione da un’ora e una versione “Small World” da cinque minuti e derivato da una sua app di musica generativa. Appunto, a giugno usciranno altri due album.

Musica generativa

In una recente intervista con Zane Lowe, Eno ha mostrato il suo archivio musicale, che contiene circa 10.550 tracce («Oltre 44 giorni di musica») e un software che gli permette di generare composizioni uniche combinando questi brani in modo imprevedibile. Si tratta di una tecnica che sembra replicare alcuni meccanismi “creativi” dell’intelligenza artificiale: la composizione a partire da pattern automatizzati all’interno di un software.

Eno però lavora su queste forme assieme a Peter Chilvers da quasi vent’anni: “Bloom: Living World” è stato realizzato con musica generata automaticamente attraverso Bloom, un’applicazione per iPhone pubblicata inizialmente nel 2008. Nell’app, l’utente fornisce alcuni input sul touch screen: il resto viene elaborato automaticamente, unendo suoni rilassanti e animazioni color pastello per creare una musica ambient potenzialmente infinita perché generata automaticamente a partire da questi input.

Si può supporre che “Aurum” sia stato composto con il metodo generativo, evoluzione della sua idea di ambient music, definita ormai 50 anni fa. Ovvero una musica che può essere ascoltata distrattamente, come una tappezzeria sonora, oppure seguita con attenzione, rivelando idee e suoni unici. “Aurum” non è forse un album rivoluzionario come alcune delle sue precedenti produzioni: non ci sono idee folgoranti e scelte sonore memorabili. Paradossalmente, da un punto di vista musicale, è più interessante l’album tratto da Bloom.

Ma questo lavoro, e la riflessione che Eno sta portando avanti, ci ricorda che l’ambient music non è solo muzak, musica funzionale da ascensori e supermercati. È una musica che richiede una curatela e delle idee anche se viene generata dalle macchine. L’input creativo è tutto, anche in suoni che sembrano apparentemente banali. Se no, lo diventano davvero: la riflessione e il lavoro di Eno confermano che resta una delle figure creative più interessanti in circolazione.

Tracklist

01. Fragmented Film (02:59)
02. Gorgeous Night (12:45)
03. The Dawn of Everything (15:50)
04. The Understory (11:03)
05. Lamented Jazz (05:12)
06. Material World (05:13)
07. Lonely Semi-Jazz (04:12)
08. North Side (06:42)
09. Cascade (03:48)
10. Friendly Reactor Near Menacing Forest (06:26)
11. Dark Harbour (04:56)

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