Jason Isbell è il più bravo di tutti

Nuovo disco dal vivo per il cantautore che tiene alta la bandiera del rock, in un periodo di crisi

Recensione del 08 ott 2024 a cura di Gianni Sibilla

Voto 7.5/10

Di Jason Isbell abbiamo parlato spesso da queste parti, e altrettanto spesso in termini entusiastici: è il miglior erede della tradizione del cantautorato rock americano, uno che va paragonato a Tom Petty, Bruce Springsteen e Neil Young per suono, scrittura, performance.
Negli ultimi tempi sono successe due cose, e non piccole, che ne hanno aumentato lo status. La prima è che lo scorso weekend ha accompagnato Michael Stipe in un concerto per Kamala Harris a Pittsburgh, assieme hanno cantato canzoni dei R.E.M. e sue: Isbell, originario dell'Alabama, è cresciuto nella scena musicale di Athens, Georgia (ha curato un tributo alla musica dello stato) ma accompagnare il cantante è stata una consacrazione. La seconda, ancora più grossa è stata la sua presenza alla convention nazionale del partito democratico di agosto che ha candidato la Harris alla presidenza; secondo il NY Times, "Isbell offre una connessione con un nuovo pubblico", la working class americana bianca una volta raccontata da Springsteen è ora diventata conservatrice e spesso sostenitrice della destra.
Se volete capire come Isbell racconta questo mondo, sentite "Hope the high road" (cantata con Stipe qualche giorno fa) e "Something more than free" (cantata alla convention): entrambe le trovate nel volume 1 di questo album, uscito nel 2018 e registrato in uno dei teatri più importanti d'America, il Ryman di Nashville, dove ogni anno Isbell tiene delle residency.

Il volume 2, appena uscito, contiene invece "King of Oklahoma", altra canzone che parla di un uomo di mezza età in crisi, distrutto dalla fine del suo matrimonio e dalle dipendenze. Musicalmente, dal vivo è ancora più bella che nell'ultimo album, con una coda elettrica che sembra uscire da un disco dei Crazy Horse. Una meraviglia.

Questo album dal vivo è così: attorno a Isbell ci sono i 400 Unit, la migliore rock band in circolazione, a loro volta gli eredi della E Street Band e degli Heartbreakers di Tom Petty, capaci di passare dal cantautorato acustico alle cavalcate elettriche ai suoni southern, come nelle stupende "Miles" e "This ain't it".
Isbell racconta  le debolezze di un mondo in crisi. Pensate a JD Vance, il cui libro "Elegia americana" è stato un caso editoriale di racconto dei problemi della working class: Vance si è trasformato in un estremista, candidato alla vicepresidenza come braccio destro di Trump. Isbell, nelle sue canzoni, offre speranze ed empatia invece che rabbia.

Questo disco non dice nulla di nuovo, come la produzione di Isbell: ma ti rimette in pace con un genere spesso stereotipato e derivativo, in cui i grandi stanno invecchiando senza avere dietro loro una generazione che porta avanti la loro bandiera con personalità. Isbell è la grande eccezione, e questo album ne è l'ennesima dimostrazione.

Tracklist

01. Save the World - Live (05:54)
02. King of Oklahoma - Live (07:11)
03. Only Children - Live (04:08)
04. Overseas - Live (05:06)
05. Dreamsicle - Live (06:39)
06. Running with Our Eyes Closed - Live (03:39)
07. Middle of the Morning - Live (05:43)
08. The Last Song I Will Write - Live (06:43)
09. Strawberry Woman - Live (04:56)
10. Cast Iron Skillet - Live (04:00)
11. Miles - Live (08:03)
12. River - Live (03:32)
13. When We Were Close - Live (04:11)
14. Room at the Top - Live (05:17)
15. This Ain't It - Live (09:12)

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