Quest'anno i Green Day non solo festeggiano i trent'anni dall'uscita di "Dookie", ma a distanza di quasi quattro anni da “Father of all motherfuckers”, aprono anche un nuovo capitolo discografico con "Saviors".
In onore alla propria storia
Da quando il disco del 1994 catapultò il trio californiano, alla sua terza prova di studio, fuori dall’underground portando nel mainstream il suo punk rock, ispirato all’hardcore melodico di gruppi come Bad Religion, ma caratterizzato da sonorità più accattivanti e un’attitudine più immediata e “pop”, sono passati quasi tre decenni. Da allora, Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool hanno mantenuto intatti la frenesia e il modo di raccontare il proprio presente, con toni schietti talvolta anche ironici o critici. Pur esplorando in varie forme la propria cifra stilistica e maturando artisticamente, tanto da farsi portavoce di diverse generazioni, la band ha preservato lo spirito delle origini e l’amicizia che lega i tre componenti fin dai tempi di “Kerplunk” del 1991. Progetto dopo progetto, sempre con toni schietti talvolta anche ironici o critici, il gruppo ha preservato lo spirito delle origini, ma ha anche esplorato in varie forme la propria cifra stilistica, tanto da farsi portavoce di diverse generazioni.
Con "Saviors", i Green Day sembrano quindi onorare la propria storia, recuperarndo diversi aspetti musicali già presenti nei loro lavori passati, in cui si sentono richiami a precisi periodi della loro discografia. Il gruppo, però non si tira indietro dal sperimentare nuovi spunti e ambienti sonori. Per fare questo, la band è tornata a collaborare con il produttore Rob Cavallo, accanto al gruppo fin dai tempi di “Dookie”, risultando assente come co-produttore in “21st Century Breakdown” del 2009 e poi nuovamente dopo “¡Tré!” del 2012”.
I Green Day fanno i Green Day
Anticipato da quattro singoli - “The American Dream is killining me”, “Look ma, no brains!”, Dilemma e "One eyed bastard" - il nuovo e quattordicesimo lavoro di studio della formazione di Berkeley viaggia tra testi introspettivi e critiche sociali ironiche. Per questo, senza però raggiungere la completezza di "American Idiot", ma con momenti interessanti, fotografa il trio al suo meglio, pronto a tornare in azione anche sui palchi per un tour che il 16 giugno 2024 lo vedrà tornare a esibirsi in Italia ai milanesi I-Days, due anni dopo il passaggio all’edizione 2022.
La velocità di “Look ma, no brains!”, le tematiche affrontate in “Dilemma”, la chitarra acustica di “Suzie Chapstick” che ricorda “Nimrod” del 1997, i personaggi di “Bobby sox” e “Good night Adeline”, la title track che ripropone la foga di “American Idiot”, sono alcuni dei passaggi di “Saviors” in cui i Green Day fanno i Green Day, e si salvano così da soli. Gli inserti beatlesiani nascosti in “The American Dream is killining me”, una traccia che nel suo complesso non tradisce il marchio di fabbrica del trio californiano, i giri di chitarra più classici di “One eye bastard”, il tributo ad artisti come Joan Jett e Dead Kennedys in “1981” e gli stacchi di batteria su chitarre rock and roll di “Coma city” e “Corvette Summer”, suggeriscono anche una nuova direzione per la band. Le riflessioni di “Strange days are here to stay”, in cui Billie Joe sostiene che “Ever since Bowie died / It hasn’t be the same” e “Gen-Z killing baby boomer now”, insieme ai suoni di “Living in the ‘20s”, la ballad “Father to a son” e gli arpeggi di “Fancy sauce”, concentrano l’attenzione dei Green Day sul presente, offrendo ancora una volta il loro punto di vista su ciò che sta intorno.
"Lo considero un disco essenziale dei Green Day, è ciò che volevamo davvero fare", ha precisato Billie Joe durante un incontro ristretto con la stampa italiana lo scorso novembre: "Pensando a ‘Dookie’ e ‘American Idiot’, penso che ‘Saviors’ colmi la distanza tra i due”. A lui ha fatto eco il bassista, che ha spiegato: “In questo nuovo disco, siamo noi tre che suoniamo insieme e si percepisce il valore della produzione”. Non a caso, la band ha in questi giorni annuncianto che in alcune tappe del prossimo tour a supporto del nuovo album, suonerà per intero i dischi nel 1994 e del 2004 (non in Italia però).
L'album spiegato, canzone per canzone
"The American Dream is killing me"
Una scarica di chitarra origina un riff ripetitivo, sostenuto da colpi netti di batteria e linee di basso dirette, mentre la voce di Billie Joe Armstrong entra decisa: “The American Dream is killin' me”. Con questa provocazione si apre un altro capitolo discografico dei Green Day. A distanza di vent’anni dal successo di “American Idiot”, il trio californiano discute ancora dell’ipocrisia del “sogno americano” e lo fa recuperando la stessa foga di vent'anni fa. Nonostante gli inserti beatlesiani nascosti in “The American Dream is killining me”, suggerendo una continua ricerca di nuovi spunti e idee da parte della band, la prima traccia del disco non tradisce nel suo complesso il marchio di fabbrica del gruppo e apre così un lavoro rassicurante, ma anche coraggioso.
"Look ma, no brains!"
La velocità inizia ad aumentare sempre di più già con la seconda traccia. La vivacità delle parti vocali, il martellare di Tré Cool e l'incisività di frenetici riff costruiscono un brano che, in un eplosione di divertimento, in cui si inseriscono elementi punk-rock, suona nostalgico e, allo stesso tempo, piacevolmente nuovo. "I said look ma, I ain't got no brains / I'm a goner and I don't feel no pain / I'm with stupid and I'm all by myself / 'Cause I'm special and I don't need your help", dichiara il protagonista del brano, lasciando sottinteso un messaggio oscuro e autoironico, mentre accetta il proprio caos, tra anticonformismo e ribellione.
"Bobby Sox"
"You can drive me crazy / All ovеr again / And I'll bore you to death, oh woah / Doesn't mattеr when we are in love": è la dichiarazione di Bobby Sox, uno dei personaggi di "Saviors", come in uno spin-off del lungo racconto di Jimmy in "American Idiot". Giri di chitarra lenti e voce rilassata danno un senso di spaesamento all'inizio della canzone, che sotto l'attacco della batteria e il graffio degli altri strumenti, si apre a un suono più aggressivo.
"One eyed bastard"
L'atmosfera sembra farsi ancora più pesante con le schitarrate hardrock che portano a "One eyed bastard", un altro dei singoli già editi dell'album. "I'm making an offer that you cannot deny / You won't be laughing when I'm making you cry", sentenzia Billie Joe, dando voce a una storia di vendetta e potere. Il tono cambia notevolmente piglio sotto il ripetersi di un mantra spiritoso, "Bada bing, bada bing, bada boom", mentre la strafottenza di chitarra e batteria sembra giocare su un ironico incontro tra "The Passenger" di Iggy Pop e "So what" di Pink ("Na-na-na-na, na-na, na").
"Dilemma"
"I was sober, now I'm drunk again / I'm in trouble and in love again / I don't wanna be a dead man walking". La quinta traccia di "Saviors" è la canzone più personale dell'album, che vede il frontman tornare a confrontarsi con il tema della dipendenza e della salute mentale, portando a galla il dolore delle proprie esperienze o della lotta di altre persone contro demoni interiori. L'intimità e i toni raccolti delle prime battute traggono in inganno l'ascoltatore, prima che i colpi di batteria e il ringhio del frontman lo colpiscano come uno schiaffo.
"1981"
Si riprende velocità con "1981", un pezzo che i Green Day hanno già fatto ascoltare dal vivo. "She's gonna bang her hеad like 1981", canta Billie Joe, mentre il ritmo incalzante torna a scompigliare le teste, in un tributo ad artisti come Joan Jett e Dead Kennedys.
"Goodnight Adeline"
A neanche metà, in un altro brano dal testo personale, si fa conoscenza di Adeline, che si rifugia in uno dei pochi momenti tranquilli dell'album. In un mid-tempo la cui melodia e dolcezza portano a una tipica canzone dei Green Day, nella loro dimensione più intima, fanno capolino echi di "Boulevard of broken dreams" per rivelarne profondità: "My head is under my pillow / My spirit's broken And my face is in the gutter singing", recita un passaggio della canzone.
"Coma city"
Gli stacchi di batteria, su chitarre rock and roll, di “Coma city” riportano all'urgenza punk che, coniugata con esuberanza e melodie solari, trascina dentro una rinnovata agitazione. "Coma City / Pull down the mask / Board up the windows / And drink lemonade": la canzone racconta il caos e il disordine di una ditopica città senza leggi, lasciando all'intensità della batteria il compito di chiudere con una coda degna di nota.
"Corvette summer"
Su una Corvette in corsa, sotto un sole estivo, i Green Day proseguono sugli stessi binari della precedente traccia, tra chitarre graffianti, melodie orecchiabili, slanci rock and roll e qualche elemento più vicino al Classic Rock. "Get around, I can get around / Fuck it up on my rock n' roll", scherza Billie Joe nell'intro.
"Suzie chapstick"
"Suzie chapstick" è un melanconico salto indietro al 1997, dove la chitarra acustica si inserisce tra l'elettrica e la batteria, ricordando il periodo di "Nimrod". "Will I ever see your face again? Not just photos from an Instagram", è la richiesta che apre il decimo brano dell'album, probabilmente dedicata a una persona che non c'è più.
"Strange days are here to stay"
Le riflessioni di “Strange days are here to stay”, in cui Billie Joe sostiene che “Ever since Bowie died / It hasn’t be the same” e “Gen-Z killing baby boomer now”, concentrano sul presente l’attenzione dei Green Day, che offrono ancora una volta il loro punto di vista con ironia, tra distorsioni e accordi decisi.
"Living in the '20s"
L'interesse del trio californiano rimane focalizzato su tematiche affini a quelle della precedente traccia, con riferimenti a fatti di cronica, come la sparatoria al King Soopers nel 2021 a Boulder, in Colorado: "Another shooting in a supermarket / I spent my money on a bloody, soft target / Playing with my matches and I'm lighting Colorado / I got my scratcher and I'm gonna win the lotto", è la sentenza di "Living in the '20s".
"Father to a son"
Chitarra acustica, pianoforte, archi, giri armonici e voce tagliente costriuscono uno dei momenti più commoventi del disco. "Father to a son" è una ballad che si apre in divenire, e colpisce: "Is there anything I can do / A wisdom where your heart is heading to / A place you want more than I can give / Father to a son", è la dedica dei Green Day a un figlio di questo mondo in fiamme.
"Saviors"
Colpi netti di batteria, voce filtrata come in "American Idiot" e chitarre in primo piano: "Calling all saviors tonight / Make us all believers tonight / Calling all strangers tonight / Will somebody save us tonight?", è la provocazione che Billie Joe, con i suoi complici Mike Dirnt e Tré Cool, lancia verso la fine del disco con la title track.
"Fancy sauce"
La conclusione di "Saviors" arriva con un arpeggio che torna ricorrente, ma che non blocca la scarica di adrenalina del ritornello. Come il ragazzino della copertina del disco, che sorride in modo beffardo mentre il mondo intorno brucia, i Green Day si salvano facendo i Green Day, sopravvissuti al punk rock grazie al loro atteggiamento impegnato, ma ironico e satirico: "Go go / Falling like a yo-yo / Paradise for locos / Medicate my sorrow / I'm not crazy / You're the one that's crazy / Everybody's crazy / Getting stoned and lazy / As we all die young someday", canta Billie Joe nel ritornello di "Fancy sauce", chiusa poi da una lunga coda strumentale.