Forse il segreto del successo dei Madness sta tutto nel farsi desiderare (avendo l'accortezza di non farsi dimenticare) e nel pubblicare un album solo quando si hanno le canzoni e le idee giuste, senza rincorrere la folle illusione di dover presidiare sempre e comunque la scena musicale. Del resto questi ragazzi hanno tutti superato la sessantina da qualche anno, in vita loro ne hanno viste e fatte di tutti i colori e sanno che non è il caso di correre dietro al vento, è un esercizio romantico ma alquanto inutile. Erano quindi sette anni, dai tempi di "Can't touch us now", che questi spregiudicati figli della sempre perfida Albione non pubblicavano un disco. Sono tornati con “Theatre Of the Absurd Presents C'Est La Vie” - un titolo che ben ne descrive il contenuto - e i fan britannici hanno risposto con entusiasmo al loro appello spedendoli di filato alla prima posizione della classifica. Questa performance è la terza volta che gli riesce, ma in precedenza era riuscita con due raccolte, ergo è la prima volta che un album dei Madness si insedia sul gradino più alto del podio.
L'album numero tredici
Questo disco, il tredicesimo del gruppo, è presentato come fosse una piece teatrale. Le quattordici canzoni sono infatti intervallate da brevi interventi della voce dell'attore Martin Freeman che funge da collante e narratore delle varie parti dell'opera. Al solito i loro brani sono legati a filo doppio con la loro realtà: quindi, l'amata Londra e, per estensione, la Gran Bretagna. Nell'immaginario i Madness sono il gruppo sovrano della bella stagione dello ska inglese in quella manciata di anni a cavallo tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta. Inutile sottolineare che sono diventati molto altro, i membri della band naturalmente non hanno più la spensieratezza dei venti anni, fortunatamente si sono evoluti e in questo “Theatre Of the Absurd Presents C'Est La Vie” lo dimostrano, seppur non manchi (ci mancherebbe) il ritmo in levare ora unito a un pop adulto velato di crudezza e malinconia. Sempre attenti a ciò che li circonda i sei Madness mettono in scena il loro teatro dell'assurdo cercando di descrivere in musica la follia che stringe al collo la nostra società in questo periodo post pandemia e soprattutto la vita di tutti i giorni delle persone.
Oggi come ieri, sempre Madness
Per l'ultima prova dei Madness si può spendere la definizione di concept album. Un concept album molto gradevole sia dal punto di vista testuale che da quello musicale, che per essere gustato fino in fondo ha bisogno di più di un ascolto poiché non sono presenti quel paio di singoli che accendono immediatamente la luce, ma è un lavoro che risplende nella sua compattezza. Quando ragazzino venni travolto dalla trascinante "One step beyond" pensavo che i Madness sarebbero stati un gruppo meteora che avrebbe ballato una sola stagione. Tanti anni più tardi risulta evidente che la mia previsione fu totalmente sbagliata. Tanti anni più tardi "One step beyond" non ha ancora smesso di divertirmi e non ho smesso di apprezzare i Madness.