18/08/2008
'Control' - La genesi del film, pt. 7

Rockol pubblica a puntate la genesi di “Control”, il film dededicato alla vita di Ian Curtis dei Joy Division girato da Anton Corbijn (vedi news).
Honoré, che all’epoca dei fatti era una giovane giornalista belga, era stata immediatamente attratta da Ian durante un’intervista alla band. I due instaurarono una relazione che durò fino alla morte di Ian, e che causò velocemente la fine del suo matrimonio con Debbie. In Touching From a Distance, Honoré è descritta in maniera piatta solo come ‘l’altra donna’ mentre uno dei punti chiave del film è stato quello di renderla umana visto che si trattava della donna della quale Ian si era innamorato e per la quale aveva rischiato tutto. Nonostante gli incontri con lo sceneggiatore, Honoré ha dato il permesso di utilizzare il suo nome solo alla fine delle riprese. “Devo essere onesto, c’è voluto tantissimo per ottenere il suo permesso ad utilizzare il suo nome. Alla fine è stata tutta una questione di fiducia,” racconta Corbijn, rispettando la privacy della donna. Il regista suggerisce che forse Honoré nutrisse delle riserve sul come la sceneggiatura sarebbe stata poi portata sullo schermo.
Aggiunge il regista: “A volte è difficile spiegare alle persone che anche se quello che leggono sulla sceneggiatura può sembrare un po’ scadente o dozzinale, la recitazione di un attore e la sua maniera di pronunciare le battute, o anche il modo in cui il regista filma la scena, cambiano tutto. E’ l’atmosfera che fa sì che le scene siano credibili.”
Corbijn ha anche voluto incontrare di persona gli altri ex componenti del gruppo dei Joy Division, andando a casa loro, per discutere la sceneggiatura. “E’ stato un processo molto interessante, perché qualcuno si è concentrato sulla maniera di raccontare i fatti, qualcun altro sui sentimenti,” racconta il regista. “Stephen, per esempio, voleva essere certo che Rob Gretton [il defunto manager dei Joy Division] venisse descritto in maniera accurata nel film.”
Una delle grandi sorprese del coinvolgimento dei musicisti nel progetto, è stata la maniera diametralmente opposta di ricordare i fatti ed il periodo: “Parliamo di tanti anni fa, e all’epoca c’era tanta droga e tanta confusione in giro e questo spiega le differenze nei loro ricordi,” dice ridendo Corbijn. “Inoltre, anche quando c’è un incidente stradale, ognuno dei testimoni oculari ti racconta una versione diversa di come sono andate le cose, anche ad un'ora di distanza dall’accaduto!”.
Domani, sempre nelle news di Rockol una nuova puntata della genesi del film.
Ecco la settima puntata, le altre sono reperibili
qui
Honoré, che all’epoca dei fatti era una giovane giornalista belga, era stata immediatamente attratta da Ian durante un’intervista alla band. I due instaurarono una relazione che durò fino alla morte di Ian, e che causò velocemente la fine del suo matrimonio con Debbie. In Touching From a Distance, Honoré è descritta in maniera piatta solo come ‘l’altra donna’ mentre uno dei punti chiave del film è stato quello di renderla umana visto che si trattava della donna della quale Ian si era innamorato e per la quale aveva rischiato tutto. Nonostante gli incontri con lo sceneggiatore, Honoré ha dato il permesso di utilizzare il suo nome solo alla fine delle riprese. “Devo essere onesto, c’è voluto tantissimo per ottenere il suo permesso ad utilizzare il suo nome. Alla fine è stata tutta una questione di fiducia,” racconta Corbijn, rispettando la privacy della donna. Il regista suggerisce che forse Honoré nutrisse delle riserve sul come la sceneggiatura sarebbe stata poi portata sullo schermo.
Aggiunge il regista: “A volte è difficile spiegare alle persone che anche se quello che leggono sulla sceneggiatura può sembrare un po’ scadente o dozzinale, la recitazione di un attore e la sua maniera di pronunciare le battute, o anche il modo in cui il regista filma la scena, cambiano tutto. E’ l’atmosfera che fa sì che le scene siano credibili.”
Corbijn ha anche voluto incontrare di persona gli altri ex componenti del gruppo dei Joy Division, andando a casa loro, per discutere la sceneggiatura. “E’ stato un processo molto interessante, perché qualcuno si è concentrato sulla maniera di raccontare i fatti, qualcun altro sui sentimenti,” racconta il regista. “Stephen, per esempio, voleva essere certo che Rob Gretton [il defunto manager dei Joy Division] venisse descritto in maniera accurata nel film.”
Una delle grandi sorprese del coinvolgimento dei musicisti nel progetto, è stata la maniera diametralmente opposta di ricordare i fatti ed il periodo: “Parliamo di tanti anni fa, e all’epoca c’era tanta droga e tanta confusione in giro e questo spiega le differenze nei loro ricordi,” dice ridendo Corbijn. “Inoltre, anche quando c’è un incidente stradale, ognuno dei testimoni oculari ti racconta una versione diversa di come sono andate le cose, anche ad un'ora di distanza dall’accaduto!”.
Domani, sempre nelle news di Rockol una nuova puntata della genesi del film.
Segui Rockol su Instagram per non perderti le notizie più importanti!
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale