thasup e Mara Sattei hanno fatto un album alla Kanye West

Un disco può ancora spiazzare? Sì e “Casa Gospel” ne è la dimostrazione.

Non è impossibile, ma è senz’altro difficile, che oggi un album, già al primo ascolto, possa sorprendere o spiazzare. Questo perché molta della musica odierna, magari confezionata benissimo e catchy, è però priva di estro, di colpi di testa, di soluzioni capaci di andare oltre il “già sentito”. È sempre più raro, a certi livelli, trovare progetti discografici capaci di sfidare l’algoritmo con idee e personalità. Poi, quasi come fulmini a ciel sereno, arrivano album come “Casa Gospel”, il disco collaborativo di thasup e Mara Sattei, fratello e sorella. Da una parte c’è un produttore giovanissimo che con due album, 23 6451” e “c@ra++ere s?ec!@le” (più “sFaCioLaTe miXTaPe” sotto l’alias yungest Moonstar) ha creato un mondo sonoro unico nel panorama italiano, dall’altro c’è un’autrice e cantante pop che nel 2023 ha partecipato al Festival di Sanremo e il cui album d’esordio è “Universo”.

L’abbraccio tra i due dà vita a un disco che per i Mattei è un ritorno alle origini e all’amore per la musica che ha caratterizzato la loro vita sin dall’infanzia: il gospel. Nato dall’esigenza di raccontarsi, insieme, partendo da dove tutto è iniziato, tra le mura della casa in cui sono cresciuti, “Casa Gospel” (la cover è una foto di loro da bambini) non è un album di genere tout court e non ha implicazioni religiose, ma spirituali sì. È pieno di generi che si fondono e mondi sonori in collisione, con le voci calde da coro gospel a sancire più un esorcismo che un’appartenenza totale a quell’universo. Quello proposto è un gospel “impazzito” e contaminato, non fedele, che appare e scompare come una luce a seconda del viaggio intrapreso nella canzone. Dentro ci sono anche echi disneyani che escono fuori strada, vanno a sbattere. “Casa Gospel”, nelle intenzioni di partire da un genere per poi modificarlo e plasmarlo, ricorda un altro disco, sottovalutato, ma che nel tempo ha ri-acquisito grande fascino: si tratta di “Jesus Is King” di Kanye West, “il disco gospel” di Ye uscito nel 2019 nato in preda a una fascinazione schizzata per la religione. Non è questo il caso di “Casa Gospel”, che a livello produttivo è perfino più variegato di quello di Mr West perché, con tutte le debite proporzioni, fa entrare in collisione più aspetti.

E proprio per questo colpisce già al primo ascolto con un thasup sempre geniale, con i suoi beat, il suo imprendibile linguaggio e con un uso scioglilingua della voce, e una Mara Sattei nella sua versione più a fuoco, tra parti rappate e bel canto. Le tracce sono otto, per “un disco di Natale” alternativo. “Egli è il re” è una sorta di manifesto: un brano con voci gospel, timbri modificati, urban, sound carioca, strumenti e chissà quale altra diavoleria. È una delle tracce più riuscite del disco. Si prosegue con “Posto mio”, un pezzo pop più classico in cui le due voci si fondono e l’energia gospel torna nel finale. In “Bless su bless” le voci dei due artisti tornano a incontrarsi e scontrarsi, generando colori, con Mara Sattei perfettamente a suo agio anche dentro le parti rappate. “Back To Back” appena parte regala un sorriso: sembra un rock and roll vecchia scuola manomesso, come se Elvis Presley fosse sotto acido. “Come polvere” è una canzone “spaziale”, di confini che si sciolgono e cieli che si aprono. È la porta di ingresso al cuore del progetto, rappresentato da questa traccia e dalla successiva “So chi sei”, altrettanto emotiva e contraddistinta da delle voci “libere”.

“One king” è un pezzo rap più diretto mentre “Occhi miei”, che parte al piano, è una canzone di chiusura molto bella, racchiusa tra i ricordi dei due protagonisti da bambini. Il disco, che sul piano musicale è intraprendente e multistrato ma rifugge l’estremismo sonoro che alcune volte ha contraddistinto in passato thasup, a livello lirico parla di scelte, libertà, di ferite, di legami e cerca, come in un rituale, di liberarsi dalle negatività, questo è lo spirito gospel che custodisce. “Casa Gospel” è un’abitazione potenzialmente aperta a tutti, ma non per questo banale a livello di architettura musicale, tutt'altro. È colorata, intelligente, profonda, con porte nascoste. 

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