Nel dissing vale tutto (ma il problema è la povertà culturale)

Gli inutili moralismi sullo scontro tra Tony e Fedez: sono scarsi i livelli.

Alcuni tiktoker e commentatori, impegnati in reaction al dissing tra Tony Effe e Fedez, hanno deciso di sospendere il commento, alcune volte fatto con un video in diretta, perché i due, nelle rispettive canzoni, hanno tirato in ballo i bambini, in questo caso quelli del rapper milanese, oppure ex, mogli, vecchie fiamme, persone estranee alla faida, il tutto dandosi dei "drogati" etc. Insomma, alcuni, hanno tirato giù il video o si sono scagliati contro le canzoni dei due protagonisti rivendicando una sorta di “integrità morale” e denunciando che “certi argomenti non si toccano”. C’è stata una levata di scudi che è arrivata da più parti, tutto ciò come se nel dissing rap ci fossero delle regole. Ma da quando? Quale nuova invenzione moralista è mai questa? La bellezza di questa forma è che non ci sono leggi: l'unica regina è la parola

Il più alto e recente dissing, di cui tutto il mondo ha parlato, ovvero quello tra Drake e Kendrick Lamar, ha raggiunto dei livelli di violenza verbale altissimi e nessuno si è certo scandalizzato: Lamar, in “Not like us”, finita in cima alle classifiche americane, ha dato praticamente del “pedofilo” a Drake. Lo scontro, seppur durissimo, è sempre rimasto intriso di credibilità, tecnica, cultura, attitudine, capacità di surfare sulla musica. Tutto quello che il teatrino tra Tony Effe e Fedez, finito con il lancio da parte di quest’ultimo del singolo “Allucinazione collettiva”, un pezzo svincolato dalla battaglia di rime e quindi senza alcun senso, non ha certo trasmesso. I due si sono approcciati al dissing con barre semplici, scarse e a volte becere e imbarazzanti. Il problema quindi non è stato il ricorrere a temi scomodi, ma il come lo si è fatto, facendo svettare più il gossip sull’amore per una cultura che Fedez e Tony, al netto di quello che dicono, frequentano poco.

Tutto un altro campo da gioco rispetto al dissing tra Salmo e Luché che, nel 2023, diedero fuoco alle polveri con una serie di canzoni spassosissime. Il dissing è una tecnica artistica di sfogo, che nacque e che venne incentivata sin dalla nascita dell’hip hop, per evitare che le bande criminali americane si massacrassero nelle strade. “Non te l’hanno detto che il rap è uno sport violento?”, per citare Marracash in “Status”. Ci sono altri esempi di scontro finiti nelle sfere più intime e delicate: anni fa Pusha T, attraverso la diss track “The Story Of Adidon”, aveva accusato Drake di avere un figlio nascosto e di voler tenere segreta l’identità della madre, l’ex-pornostar Sophie Brussaux. Dopo qualche anno da quelle parole infuocate è bastato che Drake pubblicasse delle foto in compagnia del bimbo per riaccendere nei cuori dei fan il ricordo del dissing, che di fatto aveva scoperchiato un vaso di Pandora. Alla faccia del “nei dissing i bambini non vanno tirati in mezzo”.

Una delle più grandi faide del mondo rap, quella tra Jay-Z e Nas, coinvolse anche la moglie del secondo che, dopo alcune barre senza filtri, dovette ammettere, davanti al mondo, di aver tradito il marito, proprio con il rivale. Come non citare tutte le rime al vetriolo di Eminem che, soprattutto a inizio carriera, ha dissato celebrità e personaggi del mondo dello spettacolo, spesso ridicolizzandoli anche nei video, senza alcuna pietà. La raccomandazione, al di là di tutto, è sempre una sola: non bisogna prendersela troppo sul personale perché, come ha spiegato più volte lo stesso Jay-Z alla fine “il dissing è come il wrestling”.

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