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Il disco del giorno: Mauro Pagani, "Mauro Pagani"

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro
Il disco del giorno: Mauro Pagani, "Mauro Pagani"

Mauro Pagani
Mauro Pagani (Cd BTF VMCD115)

Comparso nei negozi per la prima volta nel 1978, questo album rappresenta una delle opere più importanti e profetiche apparse sulla scena musicale rock italiana.
Intendiamoci, di rock nel disco non c’è neppure l’ombra, ma Pagani lo realizzò poco dopo aver lasciato la Premiata Forneria Marconi, quindi apparteneva ancora al novero dei musicisti abituati a concerti strabocchevoli di folla e alla cima delle classifiche pop.

Con una sterzata coraggiosa Pagani si rivolse alla Ascolto, piccola etichetta sperimentale di breve vita ma di notevole interesse
fondata con tenacia da Caterina Caselli, e diede alle stampe questo splendido album dove lo sguardo si volgeva verso Oriente, abbracciando il Mediterraneo per rifarsi a modelli culturali del tutto avulsi da quelli in voga allora; ricordiamoci che non esisteva ancora la world music e che le contaminazioni oggi tanto usate (e spesso abusate) erano allora delle utopie musicali che richiedevano un fegato notevole e si svolgevano ai margini dell’industria discografica.

Raccogliendo attorno a sé alcuni tra i migliori musicisti italiani (gli Area al gran completo, gli ex compagni della PFM, Teresa De Sio, Mario Arcari) Pagani tesse un arazzo risplendente di colori vivissimi, dove il sole picchia forte attraversando le note di "Europa Minor", "L’Albero di Canto", "Violer d’Amores", "Argiento" (magnifica la voce della De Sio, non ancora convertita al pop da classifica) e "La Città Aromatica", quest’ultima davvero ricca di profumi speziati e melodie serpentine.

In questa musica c’è spazio per l’improvvisazione ma le strutture compositive sono forti e ben presenti; echi d’Arabia, Grecia e
Turchia dove «il Blu incomincia davvero» come recita uno dei titoli; eppure non si tratta di citare a vanvera o imitare facili esotismi turistici: Pagani si appropria di suggestioni che derivano da queste culture per farle proprie, aggiungendovi la cantabilità del suo violino ma suonando anche bouzouki, mandolino, flauto, viola, intrecciandosi con la voce di Demetrio Stratos, viaggiando sopra deserti e paesaggi per approdare a una Terra di Nessuno che oggi viene fin troppo evocata nel pop ma all’epoca aveva caratteri di assoluta originalità (e li mantiene tutt’ora). 

 

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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