Vinicio Capossela torna al jazz dopo 30 anni, circa

Il cantante si è esibito al Blue Note di Milano per festeggiare l'esordio "All'1 e 35 circa", recuperando gli show dell'anno scorso

Nell'ottobre del 1990 usciva uno dei migliori dischi di debutto della musica italiana degli ultimo decenni. "All'una e trentacinque circa". Un disco che ha una bella storia (l'ha raccontata Franco Zanetti qua, presentando lo speciale di Rockol) e che il suo autore voleva festeggiare l'anno scorso. Ma c'era la pandemia, dopo una breve estate di ripresa dei concerti a capienza ridotta, sono risaliti contagi e si è fermato tutto di nuovo.

Così Vinicio Capossela si è presentato ieri sera al Blue Note di Milano, con un anno di ritardo: è stato il primo di quattro concerti - due per sera come nei club all'interno della rassegna JazzMi - dedicati al suo album di debutto. E luogo e cartellone non sono stati certo casuali, per uno show memorabile.

Capossela sale sul palco poco dopo le 8 e mezza: la gente sta ancora cenando, come tradizione del locale, ma il rumore cessa di colpo. Con lui ci sono Antonio Marangolo al sax (e che produsse il disco),  Enrico “Lanza” Lazzarini (che nel disco originale suonò il contrabbasso) e Giancarlo Bianchetto a batteria e chitarra. Il quartetto attacca "Resta con me" e suona il disco in fila. Senza dire una parola.

Capossela si sposta dal piano alla fisa (per la stupenda e sempre commovente "Scivola vai via".) La voce è molto più matura di quella del disco dell'esordio, lui è cambiato e tanto, ma per una sera torna alle origini, al jazz: davvero uno spettacolo.
Fa un po' impressione vederlo non chiacchierare tra una canzone e l'altra, lui che è un affabulatore di professione -tant'è che quando finisce il set principale dice "Ora finalmente possiamo parlare". E racconta la storia di cosa successe dopo, suonando "La regina del Florida" e "Tornando a casa", dai dischi seguenti, "Modì" e "Camera a sud".

C'è tempo per un ricordo del grande Franco Cerri e per un reading dedicato a Tony Castellano, "Pianista che mi ha insegnato molte cose sulla vita di cui poche alla tastiera", dice. Capossella è tornato il chiacchierone che conosciamo: la serata si chiude con una stupenda interpretazione di "Estate" di Bruno Martino (che giustamente definisce "il più grande standard della nostra canzone") e con un bis vero e proprio, una seconda esecuzione di "All'una e trentacinque circa".

La serata finisce in festa con la sala che canta "Chimay, Bacardi Jamaican rhum/White Lady, Beck's beer, Tequila bum bum". Capossela esce, qualcuno lo aspetta dal passaggio verso i camerini per un autografo, ma fuori c'è già la coda per il secondo turno, il concerto delle 22.30. 
Abbiamo dovuto aspettare un anno per vedere questo concerto, ma ne è valsa la pena. Scivola, ma non andare via, non te ne andare, Vinicio.

 

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