Achille Lauro: 'ritorno al punk'? Parliamone...

Forse c'è un equivoco

Per l'ultimo singolo di Lauro De Marinis, "Maleducata", si è parlato - nella nota stampa che ha presentato il brano ai media, e anche su Rockol - di "ritorno al punk": la canzone, a beneficio di quanti ancora non l'abbiano sentita, la trovate qui.

Senza voler entrare nel merito del singolo in sé - che può piacere o non piacere, come tutte le altre canzoni di Achille Lauro o di chiunque altro - è interessante, in questa sede, fare una riflessione sull'uso del termine "punk". "Maleducata" ha un arrangiamento basato su strumenti elettroacustici - chitarra elettrica, basso e batteria - esattamente come la stragrande maggioranza dei brani etichettati in sede critica e commerciale come punk. Ma basta quello a definirlo tale?

Detto che gli arrangiamenti basati su chitarra, basso e batteria li hanno usati un po' tutti, da Laura Pausini ai Fall, varrebbe la pena ripercorrere molto brevemente, per sommi capi, quella che è stata la storia del punk, almeno di quello che - per diverse ragioni - è stato capace di rendersi familiare al grande pubblico.

Nella seconda metà degli anni Sessanta, a Detroit, un paio di band che suonavano come prima nessuno aveva mai suonato, gli MC5 e gli Stooges di Iggy Pop, gettarono quelle che oggi vengono convenzionalmente considerate le radici del punk rock:

L'onda lunga arrivò fino a New York, dove, qualche anno dopo, iniziarono a farsi largo gruppi come New York Dolls e Ramones:

Era la metà degli anni Settanta. Dall'altra parte dell'Atlantico, in Inghilterra, esplodeva il fenomeno Sex Pistols, che avrebbe aperto la strada - presso il pubblico - a, tra gli altri, Buzzcocks, Clash e Jam.

Tornando negli USA, dopo la breve stagione hardcore a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta (Dead Kennedys, Black Flag), a metà del decennio iniziano le loro carriera NOFX e Offspring, e - nell''89 - i Green Day, che porteranno il punk rock fuori dalla nicchia e in testa alle classifiche di tutto il mondo:

Senza considerare le derivazioni (no wave, post punk, noise, hardcore) e le diramazioni (cow punk, blues punk, folk punk, dance punk eccetera) estere e non solo, in Italia il punk fu reso popolare dai Decibel di Enrico Ruggeri nel '78:

Nel nostro Paese, a livello mainstream, il genere ha avuto tra i suoi interpreti più importanti gruppi come CCCP, Punkreas e Prozac+, questi ultimi ideali eredi della gloriosa tradizione del Great Complotto pordenonese:

Tutto ciò per dire che io il punk, in "Maleducata", non l'ho sentito. Magari, come promette la cartella stampa, ci saranno anche la "maleducazione hard e glitterata", la "voce fuori controllo" (qualsiasi cosa voglia dire), il "gemito di chitarre elettriche sexy e distorte" e il "ritmo di batteria duro". Per carità. Ma il punk, anche al secondo o terzo ascolto, no. Poi, ovviamente, potrei anche sbagliarmi, perché - come si è letto e sentito da più parti - "il punk è attitudine", e, soprattutto, è un genere che per definizione non ha bisogno di custodi dell'ortodossia. I could be wrong, I could be right...

(dp)

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