E ora i BTS e il K-pop fanno seriamente tremare le major

La società che ha portato al successo la band sudcoreana potrebbe rappresentare un bel problema per le multinazionali della discografia: ecco perché.

I numeri, intanto. Quelli dei BTS sono notoriamente clamorosi. Nel 2019 la formazione simbolo del K-pop a livello di vendita di biglietti per i concerti ha incassato più di chiunque altro: 196 milioni di dollari - 166 milioni di euro - per 42 concerti, superando persino i Rolling Stones. Secondo i dati di IFPI, l'organizzazione che rappresenta l'industria discografica nel mondo, i sette ragazzi sudcoreani sono stati tra i dieci artisti che hanno venduto più dischi a livello mondiale, dietro a giganti del pop e del rock internazionale come Taylor Swift, Ed Sheeran, Post Malone, Billie Eilish, i Queen e Ariana Grande, e davanti i Beatles, Lady Gaga e Drake. Lo scorso giugno, hanno conquistato un altro record: per il loro concerto in streaming sono stati venduti biglietti per 20 milioni di dollari. Dietro al successo del gruppo c'è Big Hit, etichetta discografica e società di management che ha ora deciso di quotarsi in borsa e dunque espandersi. A renderlo noto è Variety, portale dedicato al mondo dell'intrattenimento: Big Hit ha depositato i documenti per l'IPO - prassi necessaria per la quotazione di una società su un mercato regolamentato, che consiste in un'offerta al pubblico dei titoli - e ha ricevuto il via libera dall'operatore di borsa valori sudcoreano Korea Exchange. Il prossimo passo consiste nel deposito di una dichiarazione di registrazione dei titoli presso la Financial Services Commission: Big Hit ha sei mesi di tempo per farlo. E le major della discografia già tremano.

Aprendosi agli investimenti, Big Hit potrebbe generare entrate economiche sufficienti per diventare una realtà grande e influente (85,4 milioni di dollari gli utili del 2019), aprendo uffici in altri paesi fuori dalla Corea del Sud e assumendo dirigenti e consulenti. Diventando così una seria concorrente delle major discografiche. Stando a quanto riferisce l'agenzia di stampa britannica Reuters, società come JP Morgan, NH Investment & Securities e Korea Investment & Securities avrebbero già firmato come assicuratori.

Le multinazionali in questi ultimi anni hanno intercettato il successo del K-pop e messo sotto contratto artisti come le Blackpink (Interscope / Universal), SuperM (Caroline / Capitol / Universal), NCT 127 (Caroline / Capitol / Universal) e Monsta X (Epic / Sony). Sebbene i BTS distribuiscano la loro musica negli Stati Uniti attraverso la Columbia, che fa parte del gruppo Sony, la band non ha un contratto di cast con l'etichetta e tecnicamente non fa parte del roster di quest'ultima: si tratta di un semplice accordo di distribuzione. Non è escluso che dopo l'eventuale espansione la Big Hit possa fare a meno della Columbia.

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