Sta diventando un caso più politico che musicale l'halftime show del prossimo Super Bowl, lo spettacolo musicale di alto profilo che tradizionalmente anima la finale del campionato NFL in programma per il 2019 il prossimo 3 febbraio al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta, in Georgia: il ruolo di headliner è diventato decisamente scomodo quando Colin Kaepernick, star del football americano, ha accusato la National Football League di aver fatto pressioni ai maggiori club iscritti alla lega per negargli un ingaggio in seguito alla plateale protesta - concretizzatasi seguendo l'inno nazionale eseguito prima degli incontri in ginocchio, e subito condivisa da altri giocatori - contro la brutalità della polizia a stelle e strisce nei confronti delle minoranze, in primis quella afroamericana, aliendandosi così buona parte della comunità musicale statunitense.
Cardi B, che in un primo momento era stata indicata come possibile candidata al ruolo di performer, ha smentito ufficialmente di essere stata anche solo in trattativa con la lega nazionale di football, negando persino di aver chiesto un ingaggio pari a un milione di dollari: "L'indiscrezione secondo la quale avrebbe chiesto un milione di dollari per esibirsi al Super Bowl 2019 è falsa", ha assicurato lo staff della rapper newyorchese a Page Six: "C'è stato un contatto con gli organizzatori, ma lei non era interessata perché solidale con Kaepernick: una trattativa sull'importo di un eventuale ingaggio non ha mai avuto luogo".
Al momento, seppure non in via ufficiale, il ruolo di headliner sarebbe stato affidato ai Maroon 5, che - come ospite speciale - avrebbero coinvolto il rapper di Houston Travis Scott. La scelta del cantante di "Astroworld" non è piaciuta ad Al Sharpton, storico attivista USA per i diritti civili, che ha accusato l'artista di ipocrisia: "Non puoi aiutare qualcuno a vendere qualcosa e poi girarti dall'altra parte dicendo di appoggiare chi protesta", ha spiegato Sharpton a TMZ, "Credo che dovrebbe fare quello che hanno fatto molti altri artisti, cioè dire 'non lo farò'. Non puoi combattere contro Jim Crow [le "leggi Jim Crow" furono provvedimenti adottati dai singoli stati della federazione tra il 1876 e il 1965 per mantenere la segregazione razziale] e poi saltare sul suo carrozzone".