Cuore di Metallo: Bring Me The Horizon

Un caleidoscopio di influenze e di suggestioni: questa è la musica che i Bring Me The Horizon, di Sheffield (UK), propongono dal 2004 – anno in cui quattro ragazzi fra i 15 e i 17 anni iniziano a suonare insieme. E prendono il nome della nuova band dall’ultima frase del film “Pirati dei Carabi – La maledizione della prima luna” (le parole sono pronunciate dal capitano Jack Sparrow).
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Fin qui business as usual… ma la creatura BMTH, dopo i primi due album più improntati verso un metalcore/deathcore di stampo statunitense, va incontro a quella che sembra una mutazione genetica in tutto e per tutto. A partire da “There Is a Hell, Believe Me I've Seen It. There Is a Heaven, Let's Keep It a Secret” (un titolo che è tutto un programma!), il loro sound si fa ambizioso, schizoide, imprevedibile; la loro missione è, ora, quella di cambiare continuamente, sfornare dischi che siano uno diverso dall’altro. E iniziano a definirsi “una metal band che ascolta di tutto tranne il metal”, giusto per mettere in chiaro le cose – per bene.
I successivi album vedono il gruppo esplorare territori sempre più lontani dal metalcore/deathcore degli esordi: si toccano i lidi della classica, si implementano i synth, viene utilizzato un intero coro vocale, spuntano notevoli suggestioni pop, ma anche accenni elettronica, post rock, emo, electro rock e alternative rock. Insomma, la paletta espressiva è un vero e proprio vaso di Pandora di stili. E non a caso, secondo la stampa e gli addetti ai lavori, i Bring Me The Horizon sono una delle band più votate all’evoluzione, al cambiamento e alla continua sperimentazione di tutto il panorama metal. E scusate se è poco…