Public Service Broadcasting a Milano, il report del concerto

Per chi non lo sapesse, i Public Service Broadcasting sono una band di art-rock che esegue musica strumentale, utilizzando registrazioni e campioni di vecchi documentari e filmati di repertorio o di propaganda della televisione inglese. Sul palco della Salumeria della Musica di Milano, nella serata di ieri 12 maggio, si sono presentati presentano nella formazione a tre: Esq (chitarra, campionatore e tastiere), Wrigglesworth (batteria) e J.Willgoose (basso, tastiere, tromba).
Se nei tre dischi finora pubblicati le sonorità andavano dall'elettronica al post-rock, dal vivo la parte più elettrica ed energica prende il sopravvento.
L'uso piuttosto elementare e basico delle voci registrati e del campionatore creano uno strano effetto d'antan e ogni tanto sembra di venire catapultati negli anni 70 ai primi concerti dei Devo, anche per l'approccio ironico che i PSB hanno tra una canzone e l'altra, facendo introdurre i pezzi da una voce elettronica retrò che scherza con il pubblico.
Tuttavia la cosa funziona e il risultato è buono. Il concerto va avanti per circa 70 minuti tra i funk quasi techno di “Sputnik” e “Gagarin” e l'ambient rock psichedelico di “Valentina”, pezzi tratti dal loro ultimo “The Race for Space” uscito pochi mesi fa, dove il concept è la conquista dello spazio nel periodo tra il 1957 e il 1972 in piene Guerra Fredda tra gli USA e URSS, attraverso le registrazioni del British Film Institute.
Anche le canzone del disco di esordio “Inform-Educate-Entertain” funzionano piuttosto bene dal vivo, trasformandosi presto in cavalcate post rock molto vicine al suono dei Mogwai, ma anche con alcune sfumature pop. I tre polistrumentisti sono capaci e affiatati e talvolta riescono a ricreare anche delle atmosfere assai intense come nel caso di “The Other Side” che testimonia la perdita dei contatti degli astronauti dell'Apollo 8 scomparsi dietro il lato oscuro della luna, e fortemente energetiche come nel singolo “GO!” eseguito nel finale.
Chi decide di andare a vedere dal vivo i PSB si aspetta però un impianto video più strutturato, perché se è vero che i musicisti sono capaci, i filmati di repertorio sincronizzati alla musica riescono ad essere molto evocativi e a dare quel valore aggiunto rispetto al disco. Invece alla Salumeria della Musica abbiamo trovato un triste schermo parrocchiale, peraltro anche male illuminato. Unica nota dolente (e non è poco) per un tour che prosegue a Roma, Firenze e a Torino.
(Michele Boroni)