Morto Johnny Winter, il bluesman che stregò Woodstock - VIDEO

Se ne è andato a 70 anni, proprio come Muddy Waters, la leggenda delle dodici battute per il quale lui - ragazzo bianco del Texas - produsse tre album, "Hard again", "I'm ready" e "King Bee" (oltre al fortunato live "Muddy 'Mississippi' Waters – Live" - che valsero al colosso di Issaquena County la bellezza di tre Grammy: Johnny Winter, la cui notizia della morte - avvenuta, secondo le prime indiscrezioni trapelate, nelle prime ore del mattino di oggi in un hotel di Zurigo, in Svizzera, per cause non rivelate - è stata riferita in prima battuta da Jenda Derringer, moglie del suo storico collaboratore Rick, è stato uno degli ultimi grandi del blues americano.
Nato a Beaumont, Texas, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, due anni prima del fratello Edgar, Johnny si fece le ossa suonando con l'ukulele le cover degli Everly Brothers, per poi debuttare giovanissimo - a soli 15 anni - registrando un disco per un'etichetta di Houston.
Ma sono i live - visti coi proprio occhi - di B.B. King e Muddy Waters che accendono in lui il fuoco sacro: nel '68, come nelle migliori favole rock, un a&r della Columbia lo vede dal vivo eseguire in un club di Chicago "It's my own fault" di King. Il locale esplode di applausi e il discografico gli offre quello che secondo la leggenda è il più grande anticipo mai accordato fino ad allora a un artista nella storia dell'industria musicale, 600mila dollari.
Con i Progressive Blues Experiment suonò a Woodstock, conoscendo il suo primo periodo d'oro, che si interruppe però nella prima metà degli anni Settanta, quando - come molti altri - cadde nell'assuefazione da eroina: fu i primi ad riconoscere pubblicamente il problema, anche davanti alla stampa, e ne uscì, grazie anche al supporto del suo manager Steve Paul.
I suo sogno, Winter, lo realizza nel '77, quando il fallimento della Chess Records mette alla porta BB King: lui coglie al volo l'occasione, e riporta il colosso del Delta all'attenzione del grande pubblico.
Il resto, come si dice, è storia: universalmente riconosciuto come uno dei chitarristi più influenti di tutti i tempi, Winter - pur senza troppi clamori - rimase attivo fino alla fine, vicendo un premio Grammy nel 2004 per "I’m a Bluesman" e battendo i più importanti festival del mondo: poco dopo la pubblicazione del suo ultimo album, "Roots" del 2011 (al quale a breve dovrebbe fare seguito "Step back", che, a questo punto, uscirà postumo), la Gibson, una delle manifatture di chitarre più famose al mondo, presento la