Articoli - 12/02/2000
Il ‘Camino de la vida’ del Sergent Garcia, nuovo fenomeno latino, presto in Italia
Lui si definisce “la versione geneticamente manipolata” del Sergente Garcia originale, ma di certo Bruno Garcia non sembra avere molto in comune con il grasso e maldestro sergente dell’esercito messicano in perenne lotta con Zorro. Magro, sufficientemente alto, capello a spazzola, approccio timido e sorriso aperto, Garcia è adesso conosciuto in gran parte d’Europa grazie al nome del suo alterego, Sergent Garcia, il gruppo sotto il cui nome ha pubblicato l’album “Un poquito quema’o” – oltre 200mila copie vendute nella sola Francia – e il singolo apripista “Camino de la vida”: «Sono molto contento per il successo di questo singolo, perché ricordo di averlo scritto nel 1994 e di averlo proposto in giro a diverse case discografiche. Non ce n’era una che fosse interessata, a quel tempo, mentre adesso vedere questo brano avere un grande successo mi riempie di gioia, perché significa che i tempi sono cambiati». Nato sulle Alpi, figlio di padre spagnolo e di madre francese, Bruno Garcia ha iniziato la sua storia nella musica come componente del gruppo Ludwig Van 88, una delle band maggiormente apprezzate della scena alternative francese: «Sono stati per lungo tempo uno dei gruppi più famosi della movida alternativa, insieme ad altri gruppi – come Mano Negra e Les Negresses Vertes - impegnati socialmente contro razzismo e a favore di una migliore convivenza tra le persone».
Il progetto Sergent Garcia nasce invece nel 1994, «quando ho iniziato a fare sound-system alla maniera giamaicana, con due piatti e un microfono, proponendo musica ragamuffin. A poco a poco ho pensato che mi sarebbe piaciuto mescolare questa musica agli altri suoni caraibici, in special modo cubani. E così ho iniziato a sperimentare questo tipo di fusione, facendomi aiutare da una serie di musicisti che nel frattempo avevo conosciuto. Il progetto Sergent Garcia nasce proprio da qui». Due gli album usciti a nome della band, il primo, targato 1997, si intitola “¡Que viva el sargento!”, mentre il secondo, appena arrivato nei negozi europei dopo essere uscito in Francia, si intitola “Un poquito quema’o”, titolo che sta per “Un po’ fuso”:«Sì, abbiamo deciso di intitolarlo in questo modo perché credo personalmente di essere un po’ fuori... e del resto il gruppo che mi accompagna si chiama “Los locos del Barrio”. Inoltre mi sembra che il mondo sia proprio un po’ fuori di testa, quindi alla fine è un titolo che può andare bene a tutti».
Quanto dipende dalle coincidenze e quanto da altri effetti il successo della musica latina in Europa, che dura ormai da più di un anno? «Sicuramente sono molti i musicisti latini che sono approdati con la loro musica in Europa in questi ultimi anni. Parlo di musicisti cubani, ma non solo: tutta la nuova generazione della musica latinoamericana è riuscita a far familiarizzare il pubblico europeo con questi suoni e questi ritmi. Credo anche che ci sia un grande movimento a livello culturale e sociale nella comunità latina, che si ritrova, soprattutto negli Stati Uniti, ad essere la classe sociale più bassa, laddove gli afroamericani hanno comunque raggiunto lo status di classe media, più o meno. Questa musica racconta i mille problemi della comunità, ma vuole anche essere un modo per ricordare alla musica mainstream che esiste una comunità latina, e che è sempre più numerosa. Credo seriamente che lo spagnolo potrebbe diventare la lingua più parlata in America. Quindi non credo che si tratti di una coincidenza, quanto di una conseguenza di un mutamento dello scenario a livello mondiale. Per tornare ad un ambito più strettamente musicale, poi, posso dirti che la musica latina è fortemente legata ai ritmi africani, e questa unione è quasi imbattibile, come dimostra la salsa, una musica irresistibile».
Rockol vi proporrà l’intervista completa a Sergent Garcia a partire dal prossimo 13 febbraio.
Il progetto Sergent Garcia nasce invece nel 1994, «quando ho iniziato a fare sound-system alla maniera giamaicana, con due piatti e un microfono, proponendo musica ragamuffin. A poco a poco ho pensato che mi sarebbe piaciuto mescolare questa musica agli altri suoni caraibici, in special modo cubani. E così ho iniziato a sperimentare questo tipo di fusione, facendomi aiutare da una serie di musicisti che nel frattempo avevo conosciuto. Il progetto Sergent Garcia nasce proprio da qui». Due gli album usciti a nome della band, il primo, targato 1997, si intitola “¡Que viva el sargento!”, mentre il secondo, appena arrivato nei negozi europei dopo essere uscito in Francia, si intitola “Un poquito quema’o”, titolo che sta per “Un po’ fuso”:«Sì, abbiamo deciso di intitolarlo in questo modo perché credo personalmente di essere un po’ fuori... e del resto il gruppo che mi accompagna si chiama “Los locos del Barrio”. Inoltre mi sembra che il mondo sia proprio un po’ fuori di testa, quindi alla fine è un titolo che può andare bene a tutti».
Quanto dipende dalle coincidenze e quanto da altri effetti il successo della musica latina in Europa, che dura ormai da più di un anno? «Sicuramente sono molti i musicisti latini che sono approdati con la loro musica in Europa in questi ultimi anni. Parlo di musicisti cubani, ma non solo: tutta la nuova generazione della musica latinoamericana è riuscita a far familiarizzare il pubblico europeo con questi suoni e questi ritmi. Credo anche che ci sia un grande movimento a livello culturale e sociale nella comunità latina, che si ritrova, soprattutto negli Stati Uniti, ad essere la classe sociale più bassa, laddove gli afroamericani hanno comunque raggiunto lo status di classe media, più o meno. Questa musica racconta i mille problemi della comunità, ma vuole anche essere un modo per ricordare alla musica mainstream che esiste una comunità latina, e che è sempre più numerosa. Credo seriamente che lo spagnolo potrebbe diventare la lingua più parlata in America. Quindi non credo che si tratti di una coincidenza, quanto di una conseguenza di un mutamento dello scenario a livello mondiale. Per tornare ad un ambito più strettamente musicale, poi, posso dirti che la musica latina è fortemente legata ai ritmi africani, e questa unione è quasi imbattibile, come dimostra la salsa, una musica irresistibile».
Rockol vi proporrà l’intervista completa a Sergent Garcia a partire dal prossimo 13 febbraio.
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