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Bob Marley, ultimo dei resuscitati

Bob Marley, ultimo dei resuscitati
Su "La Stampa", Marinella Venegoni dedica un articolo a "Chant down Babylon", omaggio a Bob Marley, "neo-resuscitato". «Un secolo sembra passato da quando Nat King Cole resuscitò per cantare a fianco di sua figlia Nathalie, che si rifece così anche una dote. E’ toccata poi a John Lennon e proprio oggi ritorna anche Bob Marley, grazie alle pratiche tecniche di Stephen, uno dei suoi oltre dieci figli. Naturalmente, dietro l’operazione si schiera poi l’intera, affollata, tribù familiare che, in testa la madre Cidelia e la moglie Rita, e in più l’esercito di eredi, di nuore, e nipoti, prova comunque a ricordare al mondo il messaggio spirituale del profeta del reggae, morto l’11 maggio del 1981 a soli trentasei anni. Eppure, "Chant Down Babylon" non è una delle tante mistificazioni funerarie che sollevano impudiche le lapidi e l’oblio; si ascolta come un incantevole, ipnotico, ristoratore album di duetti tra la voce di Marley e alcuni personaggi assai rappresentativi delle comunità contemporanee dell’hip-hop, del soul, e dell’urban, come Erykah Badu, Rakim, la nuora di Bob Lauryn Hill, Busta Rhymes, Chuck D, e a sorpresa due vecchi marpioni come Steven Tyler e Joe Perry degli Aerosmith. Raccontando benissimo la malleabilità (e quindi la classicità) di alcune canzoni del rimpianto rastaman, il disco offre suoni di oggi, frutto di una curatissima produzione; e consegna all’ascolto dei più giovani che non l’avessero mai conosciuto, l’immagine di un Marley profeta (anche) musicale dei nostri giorni. (...) Il disco ha un valore che va anche al di là dell’operazione di resurrezione tecnologica, perchè segna anche il recupero dei rapporti tra la comunità giamaicana e i giovani esponenti della scena musicale yankee più radicale, i cui padri avevano a lungo snobbato il profeta. Il che comporterà, probabilmente, il fiorire artistico/commerciale di ulteriori filoni musicali. Per continuare a nutrire tutte le numerose famiglie dei numerosi figli del rasta».
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