Devendra Banhart, classe 1981, nato a Huston, residente a Los Angeles ma con un'infanzia passata in Venezuela, è in Italia in questi giorni per promuovere il suo album," What wiil we be". Rockol ha incontrato l'artista prima del suo concerto ai Magazzini Generali di Milano per fare quattro chiacchiere sul suo lavoro, sui suoi progetti futuri e sulla sua carriera pararrellela nel mondo dell'arte: "Il titolo 'What will we be' è un gioco di parole, da qualunque parte lo leggi assume un significato diverso. Per me è una domanda ricorrente: cosa saremo? quale sarà il nostro destino? Ho davvero molti interrogaivi sul mio futuro e so che magari non troverò mai una risposta, sembra scontato, ma è solo vivendo che si può arrivare a conoscere l'essenza della cose e adare un senso ai propri perché", afferma il cantante. Il suo primo singolo estratto da "What will we be " è "Baby", una ballata romantica ispirata all'amore: " 'Baby' è la classica canzone che scrivi pensando alla tua ragazza, alla tua dolce metà. Se vogliamo è anche una canzone 'pop' in questo senso. Esplora i lati romantici dell'amore. Anche GZA dei Wu Tang Clan ha gradito molto il brano, è uno dei miei miti musicali, una leggenda vivente, condividiamo anche la stessa passione per l'arte, i suoi complimenti mi hanno lusingato molto", prosegue Devendra: "Nello scrivere i brani per questo disco mi sono sentito ispirato moltissimo dal potere dell'amore, dalle relazioni, dalle storie che fanno fanno parte di me e del mio vissuto. Anche i brani 'First song for B' e 'Last song for B', che vanno ascoltati come un'unica lunga canzone, parlano dell' inizio e della fine di un amore. Anche se i sentimenti predominano in assoluto, non sono il tema universale dell'album: ho voluto rendere anche omaggio ai Roxy Music in '16th &Valencia Roxy Music', ho citato Valencia perché, sembrerà strano, ma è una città davvero glam. Se invece dovessi scegliere una canzone che mi rispecchia, direi 'Angelika', parla di me in maniera sincera, sono proprio io". Per quanto riguarda le sonorità, Devendra ha attinto dal suo passato: "Ho sempre avuto nelle orecchie il sound del mambo, della bossanova, del merengue e della salsa, ho vissuto tanti anni in Venezuela, queste melodie fanno parte anche del mio background affettivo, e mi hanno influenzato molto nella composizione. Nonostante viva da così tanto tempo a Los Angeles, coltivo le mie radici, sempre, anche perché L.A. è una città a maggioranza latino-americana. La nuova scena musicale di Los Angeles è tra le più ricche e straordinarie, ci sono un sacco di nuove band che meritano e mi auguro che abbiano il giusto spazio per farsi conoscere. Los Angeles è anche fonte di ispirazione per la mia arte, disegno da sempre e mi ispira la bellezza delle cose che mi circondano, in ogni loro sfumatura. A proposito di latino-americani, a Los Angeles ho conosciuto un promettente batterista brasiliano di origini italiane, si chiama Fabrizio Moretti (degli Strokes, ndr), vi dice niente? Siamo diventati così amici che abbiamo deciso di collaborare insieme, stiamo già selezionando il materiale da registrare...", ha concluso Devendra.