Rockol30

I viaggi, i progetti, le passioni e, soprattutto, la musica: Rockol ha incontrato per voi la regina dell’r’n’b 'alternativo'...

Incontriamo l’autrice di “I try” in un albergo milanese, in occasione della presentazione del suo ultimo album, “The ID”: Macy Gray non è la star capricciosa spesso dipinta dai media, nonostante il grande successo del suo disco d’esordio, “On how life is”. Forte di un Grammy Award, una tournée mondiale memorabile e la stima di molti suoi colleghi (da Fatboy Slim ad Erykah Badu), Macy dimostra di possedere una lucidità invidiabile: in poco meno di mezz’ora la cantante dalla voce “assonnata” spiega cosa c’è dietro al suo ultimo album, e di come sia stata capace di rinnovare radicalmente l’r’n’b d’oltreoceano. Niente male per una ragazza che, fino a cinque anni fa, non era mai uscita dal suo paese natale, e che oggi gira il mondo in cerca d’ispirazione ed emozioni. Perché la Gray non è la rockstar che scende da un aereo per salire su un palco e viceversa, ed è lei stessa a riconoscerlo: “Il modo migliore per ispirarsi mentre si è in viaggio? Ascoltare le radio locali...”.

Perché hai scelto “The ID” come titolo del nuovo album ?
Da sempre sono interessata ai processi mentali che ci portano a fare determinate cose apparentemente inspiegabili. “The ID” si riferisce alla parte del nostro essere volta a soddisfare i bisogni primari in modo inconscio, senza nessun controllo razionale. E’ il nostro lato più selvaggio e recondito, che non possiamo inibire.

Hai dei progetti cinematografici? “The ID” è per caso la colonna sonora di un film che vedremo in futuro ?
“The ID” è solo un disco. Per la precisione, il mio secondo disco: è quindi troppo presto per considerarlo qualcosa di diverso. Attualmente, preferisco concentrami sulla musica: non ho la velleità di imporre il mio personaggio in più ambiti. Non che non mi interessi d’altro, però: sto lavorando ad una serie di cartoon televisivi, dove doppierò personalmente il mio personaggio e per la quale sto lavorando alla composizione della colonna sonora. E’ un progetto parallelo, in ogni modo: “The ID” non ha nulla a che fare con tutto ciò. E’ solo un album...

Da quando sei diventata una star internazionale, hai avuto l’opportunità di viaggiare molto: quanto sono state importanti le esperienze che hai fatto al di fuori degli Stati Uniti ?
I viaggi, per me, sono stati importantissimi. Sono nata in una piccola città dell’Ohio, e sino a quando non ho pubblicato il mio primo album non sono mai uscita dagli States, eccezion fatta per il Canada. Visitare paesi stranieri mi ha quindi arricchito molto, sia umanamente sia spiritualmente: umanamente perché ho avuto l’opportunità di venire a contatto con culture e civiltà diverse, con costumi e valori completamente differenti dai miei, musicalmente, perché mi ha permesso di “respirare” suoni e stili coi quali, probabilmente, non sarei mai venuta a contatto. In ogni paese, infatti, accendendo la radio, hai l’opportunità di ascoltare e quindi di vivere le tendenze musicali locali. Forse sono stati i miei soggiorni europei ad avermi influenzato maggiormente, sotto questo punto di vista: più che le sonorità inglesi, nel mio ultimo disco si possono rintracciare elementi tipici dell’elettronica tedesca ed inglese. Prendiamo “Sexual revolution” o “Oblivion”, ad esempio: non avrei mai scritto pezzi del genere se non fossi venuta a contatto con la dance europea e le sue sonorità.

In che modo scrivi i pezzi? Preferisci concentrarti subito sulle liriche o partire da una melodia per poi svilupparla ?
Mi considero una scrittrice di liriche, essenzialmente: dedico molto tempo alla stesura dei testi delle canzoni. E’ altrettanto vero, però, che essendo una cantante, molte volte associo ad un determinato verso una melodia, dalla quale parto per scrivere il brano. E’ in questa fase, forse, che patisco di più i miei limiti come musicista: infatti, non sapendo suonare, ho bisogno di un mio collaboratore che scriva sul pianoforte o sulla chitarra la melodia che ho in mente per scrivere il pezzo. Comunque, sono sempre i testi ad impegnarmi di più.

In “The ID” hai chiamato alla tua corte molti personaggi di spicco del panorama internazionale, r’n’b e non solo: come sono nate tutte queste collaborazioni ?
Sono nate dall’amicizia che mi lega a queste persone, prima ancora che dalla stima nei loro confronti. Questlove dei Roots è un musicista fenomenale, che ha l’agenda piena di impegni: eppure, quando l’ho chiamato per invitarlo a partecipare alle session di “The ID”, ha preso un aereo ed è immediatamente arrivato a Los Angeles. E’ stata l’amicizia a spingerlo, altrimenti non l’avrebbe fatto. Così come per Erykah Badu e John Frusciante, che appaiono nel singolo “Sweet baby”: Erykah è stata assolutamente fantastica, la sua voce è stata fondamentale per dare al brano il giusto mood, così come John – che è il mio chitarrista preferito – si è subito inserito nello spirito del pezzo. Anche con Slick Rick e Sunshine Anderson è successa la stessa cosa: per me musica e amicizia sono la stessa cosa.

Stiamo assistendo, in questi ultimi tempi, ad un prepotente ritorno del r’n’b al femminile, dopo un periodo – quello compreso tra l’inizio degli anni Ottanta e la fine dei Novanta – dominato dal rap, genere tipicamente maschile: cosa ne pensi di questo “ritorno di fiamma” ?
La musica e i gusti del pubblico non seguono regole precise, solitamente una scena o un genere si evolvono in modo assolutamente naturale. Penso che la voce femminile, nel soul, sia tradizionalmente dominante, e che non abbia mai conosciuto periodi di oblio. E’ vero che il rap, in ambito black, ha occupato una spazio “off limits” per noi donne, ma non penso che ci abbia rubato visibilità: la voce soul al femminile non è mai “passata di moda”.

Parlaci della tua collaborazione con Fatboy Slim.
E’ una persona eccezionale, l’esperienza con lui è stata fantastica: non mi è mai capitato di incontrare un artista tanto spontaneo, che ami la musica in maniera così viscerale. Pensate che la canzone “Demons” (brano incluso nell’ultimo album del DJ, “Halfway between the gutter and the stars”) è stata scritta in una notte. Vederlo al lavoro è una cosa impressionante: manipola la musica con una familiarità straordinaria, è velocissimo ma ha le IDee molto chiare. Oltretutto, Fatboy Slim è quel tipo di persona che sa capirti immediatamente, e che, di conseguenza, sa tirare fuori il meglio di te: per questo lavorare con lui è un’esperienza incredibile. E’ da quando ci siamo incontrati che ho deciso di interessarmi alla dance...

Qual’è la maggiore difficoltà che hai incontrato nel realizzare “The ID”: la pressione “esterna” dei discografici e della stampa o quella “interna” dovuta al fatto dover dare un seguito all’altezza del tuo album d’esordio?
Quando ho deciso di incidere il disco mi sono trovata in una sorta di “Disneyland musicale”: la produzione non mi aveva posto limiti di budget o di tempo, affittando per me i migliori studi e facendomi collaborare con session man e tecnici tra i migliori sulla piazza. Queste situazioni ti spingono a sperimentare all’estremo, e ad essere eccessivamente perfezionista. Pensate che ho inciso ben 120 take per le voci di “Sweet baby”. Il problema maggiore, quindi, è stato quello di smettere di sperimentare per organizzare e fissare su nastro le IDee che avevo in testa. Comunque, l’eredità di “On how life is” mi è pesata molto, sia a livello interno sia esterno.

A proposito di “The ID”, hai parlato delle forze che ti spingono a soddisfare i bisogni primari: la musica ti aiuta a soddisfare questi bisogni? Ti ritieni una persona fortunata, quindi?
Certo, penso di essere una persona molto fortunata. Anche se non è solo grazie alla musica che una persona può raggiungere certi obiettivi. “The ID” parla più che altro di una certa attitudine da avere nell’affrontare la vita, un atteggiamento simile a quello che tutti noi avevamo da bambini: solo recuperando la spontaneità tipica dell’infanzia, infatti, potremmo vivere una vita al riparo delle frustrazioni.

Prima hai parlato della tua recente passione per la dance: hai per caso intenzione di realizzare un remix di qualche brano di “The ID” ?
Remixerò tutto il cd, entro la fine del prossimo anno...


(Davide Poliani)

Altre interviste

Laurie Anderson - Un'artista multimediale -nel vero senso della parola- si racconta a Rockol... (27/08/2001)

Hot Water Music - Parlano i figliocci dei Fugazi, i nuovi alfieri del punk... (20/08/2001)

Gilberto Gil & Milton Nascimento - Due grandi della musica brasiliana raccontano la loro collaborazione... (13/08/2001)

Emma Bunton - La carriera solista e le Spice Girls, nella chiaccherata con Rockol... (06/08/2001)

Enrico Ruggeri - Il bilancio di una carriera, l'imminente disco dal vivo, nella chiaccherata con Rockol... (30/07/2001)

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.