Le ballad della carriera di Paul Weller con orchestra

Un vero e proprio songbook orchestrale per la carriera di ben nove lustri dell'ex Modfather eseguito con l'orchestra sinfonica della BBC. Celeste, Boy George e James Morrison tra gli ospiti.

Recensione del 13 dic 2021 a cura di Michele Boroni

Voto 7/10

Sembra che Paul Weller ci abbia preso gusto a pubblicare un disco dopo l'altro e a rileggere la sua carriera secondo varie angolazioni. Questo “Paul Weller: An Orchestrated Songbook” arriva dopo il disco di quest'anno “Fat pop”, il precedente anch'esso molto pop “On sunset” del 2020 e infine “Other Aspects”, un live celebrativo del 2019 con orchestra alla Royal Albert Hall di Londra. Oggi il 62enne di Woking, ma dal contenuto e significato un po' differente. 

Ballate welleriane con orchestra 

Si tratta infatti della registrazione di una serata che si è svolta nel maggio scorso al Barbican Centre di Londra con la BBC Symphony Orchestra diretta da Jules Buckley, ripresa e poi trasmessa a giugno, e che ora arriva sotto forma di disco. La differenza con “Other Aspects” è che mentre questo era una sorta di greatest hits della sua carriera solista con particolare attenzione alla promozione di “True Meanings” del 2018, questo appena uscito è una raccolta coesa di ballads e pezzi più introspettivi di tutta la sua carriera, con qualche episodio più pop a favore di telecamera. E quando scrivo “ tuttala sua carriera” intendo anche quella con i Jam e gli Style Council. Ma ci arriviamo più tardi. 
Diciamo subito che la cosa bella di questo disco è che l'uso dell'orchestra non tende ad arricchire pomposamente le canzoni, ma invece serve a conferire una risonanza emotiva sottile ma decisamente palpabile. 

Le perle del passato e il maquillage del presente 

Gli episodi sicuramente più interessanti sono la rilettura di alcune canzoni del passato, non tanto in quanto passate, ma per il fatto che avevano oggettivamente un impianto compositivo più robusto. A partire da quella “English Rose” una delle rare ballad della band post punk soul dei Jam e che qui gli archi e gli ottoni impreziosiscono ancora di più. Ottimo trattamento anche per “It's a very deep sea” canzone contenuta nel controverso “Confession of a pop group” degli Style Council (1988) il cui carattere viene qui cambiato senza però sostituirne l'identità, mentre “My ever changing moods” è così bella che ogni vestito le torna bene (come pure "You do something to me"). Ma anche alcune canzoni della carriera solista beneficiano del trattamento, come ad esempio “Wildwood” grazie anche agli straordinari arrangiamenti di Buckley e alla voce morbida di Celeste, mentre fa un po' di tenerezza Boy George e la  poca voce che gli è rimasta in “You're the best thing”.

Altrove si respira un po' di noia (sono 18 canzoni, troppe, per un'ora e 18 minuti) se non alle volte la voglia di riascoltare le versioni originali – succede ad esempio con “Broken Stones”, pezzo intensissimo contenuto in “Stanley Road” qui totalmente banalizzato, con l'aiuto dell'incolpevole James Morrison. 
Quindi, per concludere, ci permettiamo di mandare un messaggio a Paul: “sei sempre fortissimo, forse il più forte della tua generazione,  però adesso rilassati e ricaricati, ok?”

Tracklist

01. Andromeda (03:09)
02. English Rose (03:34)
03. My Ever Changing Moods (04:59)
04. On Sunset (06:28)
05. Carnation (03:41)
06. Glad Times (04:23)
07. Broken Stones (feat. James Morrison) (03:40)
08. Gravity (02:41)
09. It's A Very Deep Sea (04:17)
10. Bowie (04:46)
11. Equanimity (04:17)
12. You're The Best Thing (feat. Boy George) (05:34)
13. Still Glides The Stream (03:55)
14. Movin On (04:45)
15. Wild Wood (feat. Celeste) (04:33)
16. Rockets (04:14)
17. You Do Something To Me (03:52)
18. White Horses (05:59)

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