C’è democrazia, ma anche un pizzico di anarchia. “Attentato alla musica italiana”, il quarto album dello Stato Sociale, è un’operazione corale, che mette a nudo la singolarità dei cinque membri del collettivo bolognese per poi riunirle in un’unica trama che vede la luce in diverse versioni: doppio cd, triplo lp o digitale. È il figlio di un percorso: i cinque dischi, infatti, sono stati pubblicati prima della partecipazione alla 71^ edizione del Festival di Sanremo con il brano “Combat pop”, che si aggiunge al progetto chiudendone il cerchio. È un’operazione alla Kiss (anche il gruppo heavy metal pubblicò un disco per ogni componente) utile anche per ribadire la centralità della dimensione collettiva dello Stato Sociale, messa a dura prova dalla sovraesposizione di Lodo Guenzi dopo il Festival di Sanremo del 2018 (leggi qui approfondimento).
Albi, Carota, Lodo, Checco e Bebo
Il disco multiplo lo sottolinea a chiare lettere: non c’è un leader, ognuno ha una sua precisa identità e contribuisce in egual misura allo Stato Sociale. Il primo disco, quello di Albi, oltre a contenere “Combat Pop”, ha un’impostazione musicale elettronica che in “Fucking Primavera” raggiunge l’apice fra ironia e voglia di ballare. Il blocco di Carota è più riflessivo e sentimentale: “Colorado” è un bel pezzo d’amore, ricco di sfumature. C’è anche “Dj di merda”, in una versione “regaz”, diversa rispetto a quella già pubblicata con Arisa e M¥ss Keta. Il terzo capitolo, quello di Lodo, è uno dei più vari sul fronte sonoro, anche grazie ai feat come Margherita Vicario, Samuel Heron, CmqMartina e altri. Proprio con l’ex componente di X Factor ha realizzato “L’amore è una droga”, un flusso elettronico su cui si inserisce una riflessione efficace sui rapporti di coppia. È uno dei pezzi migliori di tutto il progetto. Checco sorprende: ascoltare “Vivere”, con il suo rock anni novanta, per capire il perché. Anche “Perso” è un brano che merita. Chiude il cerchio Bebo in cui flussi di coscienza e musica si mischiano, fra riflessioni potenti sulla contemporaneità e analisi dissacranti: “2020: fuga dall’aperitivo”, che sembra la colonna sonora di un videogioco, è una fotografia della sua cinquina di brani. Come extra si può trovare anche la cover di "Non é per sempre" degli Afterhours, portata sul palco accendendo i riflettori sulla crisi del mondo dello spettacolo.
Una grande abbuffata
I cinque dischi sono un tuffo dentro l’universo dello Stato Sociale, in tutte le sue forme, e permettono di capirne davvero il lato creativo e musicale. Il rischio indigestione c’è, ma al gruppo bolognese non interessa. “Questo album è il nostro attacco kamikaze e privo di logica commerciale, un tentativo di sovraccaricare il mercato musicale per farlo esplodere e poter tornare a godere con le canzoni”, ha raccontato la band. “Un giorno torneranno i concerti, tornerà il motivo per cui scriviamo le canzoni, ovvero cantarle e ballarle insieme, torneranno i salti e il sudore, torneranno l’aggregazione e la socialità dal vivo. Sarà una grande abbuffata e godremo come matti, ma nel frattempo abbiamo scelto di far crollare il castello, demolire il palazzo e arare il campo, per poter seminare nuove idee”, ha concluso il gruppo.