"Slow is the new loud", sosteneva Dario Faini, con i suoi due dischi del 2017. Non è proprio così: Dardust si è fatto un nome con produzioni tutt'altro che slow - soprattutto "Soldi" di Mahmood (assieme a Charlie Charles), ma anche Thegiornalisti e Jovanotti, tanto per citarne un paio. A Sanremo sarà con tre degli artisti più attesi. Elodie, Rancore e gli Eugenio in Via Di Gioia. Insomma Nel corso dell'ultimo anno è diventato il produttore più affermato e ricercato del pop italiano - tanto che il suo nome compare nelle canzoni in cui lavora al pari degli altri artisti: ed è giusto, perché il produttore artistico di una canzone e di un album è parte integrante del progetto.
"S.A.D. Storm And Drugs" è la sua prima uscita solista dopo questo enorme successo, nonché la prima dopo la firma con Sony/Masterworks. Ma non è la prima uscita in questo campo: anzi, chiude una trilogia iniziata con "Birth" e "Slow is" e ne è per molti versi la logica continuazione
Nella sua musica solista, Dardust unisce diversi mondi: da un lato la formazione classica e di pianista al conservatorio, rivisitata attraverso un orecchio contemporaneo, simile a quello di compositori come Nils Frahm e Ólafur Arnalds. Da lì viene un uso particolare del piano, molto minimalista - sentite "Without you" - su cui però si innesta un altro mondo, decisamente più massimalista: quello dell'elettronica e dei tastieroni di quella che una volta veniva chiamata EDM - la coda di "Storm and drugs" ne è l'esempio più deciso.
Il risultato è un album ibrido - che non è né "neoclassica" pura, né elettronica né pop, ma dimostra la versalità di un artista che ha un tocco davvero personale e a suo modo unico.