Noel Gallagher in compagnia degli High Flying Byrds, che lo accompagnano ormai da quasi un decennio e da tre album, ha dato alle stampe l’EP “Black Star Dancing”. L’EP dovrebbe essere il primo di tre previsti, se il progetto non subirà modifiche in corso d’opera. Questa nuova pubblicazione consta di cinque brani che in realtà sono effettivamente solo tre. Sì, perché la title track viene proposta per ben tre volte: nella sua versione ufficiale, in quella mix e, infine, rivista e dilatata fino a dieci minuti da The Reflex, il DJ e producer francese che risponde al nome di Nicolas Laugier. I due pezzi mancanti per comporre il mosaico rispondono ai titoli “Rattling Rose” e “Sail On”.
Dovessimo lanciare questo prodotto si potrebbe non esitare a strillare (come da manuale), ‘Noel Gallagher come non lo avete mai sentito!’. Una affermazione del genere non corrisponderebbe al vero (del resto il marketing usa e abusa dell’iperbole e spesso si discosta dal contenuto), però un fondo di verità esiste. Noel sposta la sua ‘timeline’ musicale di almeno dieci anni all’indietro rispetto ai ruggenti anni novanta quando, con gli Oasis, si guadagnò lo status di immortale e la sua manciata di righe nel grande libro della storia del rock. “Black Star Dancing” non disdegna l’uso dell’elettronica e, quanto meno, il brano che regala il titolo al disco, è senza dubbio alcuno in debito con il David Bowie di “Let’s Dance” – anno domini 1983 -, ovvero al magico tocco di sua maestà Nile Rodgers. “Rattling Rose”, dei tre, è il brano più debole e che ruba meno l’orecchio. Mentre “Sail On” è una riuscita ballata che possiede echi al profumo di Oasis con un sentore di bucolico country a sostenerla in sottofondo.
C’è quindi da intenderci: se quel che si cerca con bramosia da ogni nota che Noel Gallagher condivide con il mercato musicale è il fantasma della sua vecchia band si sbaglia totalmente l’approccio. Fortunatamente il primo a non essere schiavo del suo luminoso passato e a essere libero da quella che potrebbe essere una difficoltà prima di tutto psicologica è proprio lui. Lui sembra sapere che, come giusto, esiste un tempo per ogni cosa. Lui, che fino ad ora, ha saputo ben gestire il ruolo di leggenda vivente che si è meritato con i capolavori scritti in passato. I tre brani di “Black Star Dancing” hanno la non trascurabile dote, per una canzone, di essere orecchiabili. Per questa volta può davvero bastare così. Ma, forse, per giudicare con maggiore compiutezza questo EP si dovrà attendere che il trittico vada a completarsi e solo allora si potrà avere una visione di insieme. Però nulla vieta di poterlo apprezzare sin da subito senza provarne vergogna.