Il comunicato stampa che annuncia l’uscita dell’album inviato alla stampa informa, a proposito del nuovo singolo dei Culture Club “Let Somebody Love You”, che il brano è il primo della band da venti anni a questa parte. L’altra informazione che non si può fare a meno di non notare è il fatto che questo singolo, e quindi il nuovo album, “Life”, non è firmato dalla antica ragione sociale Culture Club, bensì da un più fresco Boy George and Culture Club.
L’ascolto di “Life” è assolutamente piacevole, ci si accorge, brano dopo brano, della piacevole leggerezza del sound Culture Club, un pop venato di soul e reggae molto personale e credibile che profuma – per chi veleggia intorno ai cinquanta anni – di casa. La voce di Boy George rispetto ai tempi d’oro si è ora fatta più matura e profonda ed è chiaro, non c’è progetto solista che tenga, quando va a incrociare i vecchi compagni di ventura i giri del motore salgono come per magia. Il migliore complimento che si può fare al disco è che risulta semplice e orecchiabile, un pregio non da tutti. La già citata “Let Somebody Love You” è un singolo in levare che non fa dell’originalità la propria cifra, ma è garbato e dotato di un ritornello così gradevole che non può non piacere. Tranne “Oil & Water”, per archi pianoforte e voce, “Life” si muove dalle parti di un pop spruzzato di soul bianco affatto noioso e molti sono i brani che possono ambire alla vita da ‘single’: “Bad Blood”, “Human Zoo”, “Different Man”. La chiusa è affidata all’ottimistico e speranzoso gospel della title track: ‘You give me hope when I wake up/To lift my head high’.
Negli anni ottanta oltre alle hit ricordate più sopra la band inglese si avvaleva di una immagine colorata, originale e di sicura presa. Ora non può più essere così, il tempo non si ferma per nessuno e allora i colori sono stati sostituiti da un più sobrio ed elegante nero. Ora sono rimaste le canzoni a portare il loro immutabile messaggio di pace e amore al mondo. La storia ci ha insegnato che la fedeltà al progetto non è proprio nelle corde dei Culture Club, quindi meglio non fare troppo affidamento sul futuro della band, meglio godersi l’attimo senza altri pensieri nella testa. Meglio godersi “Life”.