Putroppo, la dizione "deluxe edition" indica in una buona quantità di casi una furba operazione commerciale dove si reimpacchetta un disco andato bene - o benino - e, sotto Natale, lo si rispedisce sugli scaffali dei negozi con due inediti, un remix e una manciata di canzoni registrate dal vivo (tra le quali, magari, una bella cover e l'immancabile versione acustica) per la gioia di chi nel fare i regali di impegno ce ne mette pochissimo.
Inserire "California (Deluxe Edition)" nel novero dei pacchi (natalizi) sarebbe ingeneroso, e non solo per ragioni di date: prendendo per buona la versione raccontata dal gruppo, a far raddoppiare nel giro di un anno la settima prova in studio dei Blink-182 è stato l'entusiasmo. E noi siamo portati a credergli, perché - come avevamo già detto a suo tempo - la rincorsa per superare un ostacolo (nello specifico, l'avvicendamento tra DeLonge e Skiba nella formazione) può benissimo imprimere uno slancio che resti vitale anche a missione compiuta: galvanizzati dai buoni riscontri di "California" e dalla nuova linfa portata nel gruppo dal frontman degli Alkaline Trio, è plausibilissimo che Hoppus e Barker abbiamo spinto per tornare un studio e riservare alle bozze delle outtakes lo stesso trattamento "definitivo" riservato ai brani finiti nella tracklist della versione originale.
Il materiale di scarto - è brutto chiamarlo così, ma tant'è - dice molto su come un disco è stato scritto e registrato, e osservare da dietro le quinte un cambiamento così importante nella carriera dei Blink resta comunque interessante, anche a prescindere dalla passione per la band di San Diego: Skiba, più o meno consapevolmente, ha saputo scardinare i processi ormai istituzionalizzati con DeLonge costringendo i compagni di band a un cambio di passo, soprattutto a livello tecnico. Ne hanno beneficiato scrittura e arrangiamenti, ma anche - molto banalmente - Barker, le cui ritmiche, ora, risultano più organiche a songwriting e strutture, impedendo - tanto per fare un esempio - di inchiodare "6/8" al mero esercizio di stile.
A voler avanzare riserve, si potrebbe dire che la deluxe edition di "California" patisca la ridondanza figlia dell'entusiasmo: la versione acustica del primo singolo "Bored to Death" è gradevole ma non imprescindibile, così come il divertissement post-liceale di "Can't Get You More Pregnant". Episodi come questi, forse, sarebbe stato meglio lasciarli da parte per "California - 40th anniversary deluxe edition", quando, oltre ai remix in 12.4, al live d'epoca nel riproduttore olografico e al codice di accesso alle memorie di Hoppus in sala prove, qualche chicca dagli archivi non avrebbe sfigurato. Così, invece, "California" è diventato nel giro di nemmeno un anno (quasi) un doppio album in corso d'opera, e i doppi album sono materia difficile anche per chi alle lunghe distanze è abituato...