I Decibel sono tornati. Già questa sarebbe una notizia mica da poco. Accidenti, sono trentasette anni che non incidono un album. Dal 1980, addirittura. In mezzo ne sono accadute di ogni, fuori e dentro la musica. Per quanti che al leggere di un nuovo disco dei Decibel hanno pensato a una operazione nostalgia oppure (peggio) biecamente commerciale diciamo subito che sono fuori strada. “Noblesse oblige” è un nuovo album. Con nuove canzoni. Nulla è stato tirato fuori dagli archivi e riproposto dopo accurato maquillage. E se nell’album vengono inclusi i due brani più noti del loro vecchio repertorio – “Contessa” e “Vivo da re” – non è per strizzare l’occhiolino al mercato, ma per meglio legare il filo della nuova narrazione.
La storia del disco: I ragazzi nonostante la vita li abbia portati a sviluppare carriere e interessi diversi l’uno dall’altro non li ha mai separati del tutto. La musica è sempre stata il comune denominatore. Quando poi ti sei conosciuto sui banchi del liceo, quando insieme hai suonato e vissuto gli anni da teenager…insomma si può tranciare che, nel bene o nel male, sia quasi per sempre. O quasi. Tra le passioni musicali condivise dai tre, gli Sparks. Due anni fa la band statunitense è in tour per celebrare i quaranta anni dall’uscita del loro “Kimono my house”. Sotto il palco, a Londra, in veste di fan anche Enrico, Silvio e Fulvio. Lì è nata l’idea che magari si potrebbe…alla fine si è potuto, e ora possiamo ascoltare “Noblesse oblige”.
Come suona e cosa c’è dentro: “Noblesse oblige” è un disco suonato senza l’ausilio della tecnologia che al giorno d’oggi è pratica data per scontata. Ci si accorge ascoltando le tredici canzoni del disco quanto sia inconfondibile il suono dei Decibel la cui spina dorsale è data dall’organo Vox Continental di Silvio Capeccia. Gli altri elementi identificativi del ‘marchio’ Decibel, non può essere altrimenti, sono il timbro vocale e la lirica di Enrico Ruggeri. Sono talmente tanti gli anni che separano i Decibel dai loro vecchi lavoro che in “Noblesse oblige” si può trovare la freschezza che solitamente contraddistingue gli album d’esordio, quando sul tavolo vengono giocate tutte le carte senza avere nulla da perdere con l’entusiasmo e l’orgoglio di chi ha qualcosa da voler mostrare.
Perché ascoltarlo (o perché girare alla larga): Il motore primo per avvicinarsi a “Noblesse oblige” dovrebbe annidarsi nella curiosità. La curiosità di scoprire come un gruppo, che è stato importante, come i Decibel a una distanza di un tempo enorme si è mantenuto, perché è tornato e cosa ha da dirci ancora dopo avere ‘scosso’ una certa scena musicale italiana della seconda metà degli anni settanta. In secondo luogo – ma ben importante – perché è un buon disco, ben suonato e ben scritto. Se non sopportate la voce di Enrico Ruggeri, in quel caso girate al largo, non fa per voi.
La canzone fondamentale: La forza e la bellezza di “Noblesse oblige” risiede nell’unità che ha l’intero album. Nel non avere fasi di stanca e di essere molto ben bilanciato nelle sue parti. La composizione della tracklist non regala cali di qualità ed è un gran pregio. Se siete di quelli che di un cd sono usi ascoltare solamente due o tre brani cascate male. Anzi, cascate bene perchè ognuna delle tredici tracce non si fa preferire all’altra.