Catalogare come: "coppie improbabili fanno un disco inaspettato, che invece funziona alla perfezione".
Lei è Flo Morrissey, giovanissima cantante inglese, voce, viso e suono d’altri tempi: è stata scoperta dal team di Devendra Banhart, Joanna Newsom, e ha pubblicato un anno e mezzo fa "Tomorrow will be beautiful” per la Glassnote, grossa etichetta indie che lanciato Mumford & Sons e Cvhurches, tra gli altri.
Lui è Matthew E. White, cantautore e produttore americano con due bei dischi alle spalle, “Big inner”, e “Fresh blood”. Un nome di nicchia, ma con una solida credibilità alle spalle, “piace alla gente che piace”, come si diceva ad una volta.
I due si incontrano ad un tributo a Lee Hazelwood a Londra, dove cantano assieme “Some Velvet Morning”.
E così, Flo Morrissey si ritrova ad incidere, come seconda prova, un album di cover. Che già di per sé è scelta rischiosa per artisti navigati, figuriamoci per una ad inizio carriera. Ed un disco a due: nel comunicato stampa la GlassNote dice che è una collaborazione alla “Marvin & Tammi”, citando la Motown e la partnership storica tra Gaye e Tammy Terrell (che è anche una delle storie più strazianti della musica, con lei che muore giovanissima e lui che finisce preda della depressione, rimane bloccato, poi incide "What's Going On", che inizialmente la Motown rifiuta. Ma questa, appunto è un'altra storia).
Però ha ragione, la casa discografica, quando dice che questo disco non è il solito album di cover, ma un piccolo miracolo. Le voci dei due interagiscono perfettamente, con quella di Flo in leggero primo piano, mentre a Matthew E. White spetta soprattutto il supporto. E, soprattutto, cura gli arrangiamenti, e che arrangiamenti: sentite il lavoro su “Grease”, dove si intreccia un beat moderno con un groove funky anni ’70, ma leggermente rallentato. Una rielaborazione stupenda, come tutte le cover di questo album
E che dire della scelta? Poche cose banali: “Suzanne” di Cohen (ma rallentata e con un beat lontano e ancora più oscuro: qua inevitabilmente domina la voce profonda di White, con Flo in sottofondo ad armonizzare) o “Sunday morning”, che ha un arrangiamento sta a metà tra Phil Spector e le canzoni più sproche di “Velvet Underground & Nico” più che i toni elegiaci della versione originale. Ma anche musica contemporanea resa retrò (“Thinking Bout You” di Frank Ocean e “Colour of Anything” di James Blake) e diversi omaggi alla musica francese in versione anglosassone (Nino Ferrer e Charlotte Gainsbourg).
Insomma, davvero un piccolo grande disco, che dimostra le qualità vocali e interpretative di Flo Morrissey, le qualità di produttore e spalla di Matthew E. White. Se vi piacciono gli album di cover, questo è per voi. Se non vi piacciono, dategli una chance. Se volete scoprire una bella voce, ascoltatelo. “Gentlewoman, Ruby man" è uno dei primi dischi notevoli di questo 2017