Da queste parti non ci si stanca mai di dire, ad ogni sua uscita, che Randy Newman è uno dei più grandi. Un maestro della canzone americana, meno famoso rispetto ad altri "pari" della sua generazione, ma anche per sua scelta. Dagli anni '90 si è dedicato soprattutto alle colonne sonore, che gli hanno reso meglio dello scrivere canzoni "normali", riservando decisamente meno tempo alle uscite discografiche "tradizionali".
La storia del disco
Quando firmò per la Nonesuch nel 2003, l'etichetta gli chiese di incidere un album di canzoni del suo repertorio, solo piano e voce, che era poi il formato dei suoi concerti (quando aveva voglia di farne). 13 anni dopo, la serie "Songbook" arriva al 3° volume. In mezzo, solo un album di inediti ("Harps and angels", del 2008) e un live del 2011.
Come suona e cosa c’è dentro
Minimale e scarno, come i volumi precedenti. Ma la grande scrittura di Newman, la sua superba ironia, c'è tutta. E finalmente ci sono un paio dei suoi più grandi classici, ignorati in passato: "Short people" , "I love L.A." e "You've got a friend in me", la canzone scritta per "Toy story" che gli è valsa una nomination all'Oscar. Anche se, bisogna dire, il resto del repertorio scelto, pesca in brani decisamente meno noti...
Perché ascoltarlo (o perché girare alla larga)
Per (ri)scoprire uno delle più grandi firme della musica californiana e americana, appunto - anche se, come i volumi precedenti, l'ascolto può non essere facilissimo - e un po' si sente la mancanza degli stupendi arrangiamenti delle versioni originali.
La canzone fondamentale
"Short people got no reason to live", canta in "Short people". "I bassi non hanno ragione di vivere": qualcuno li prese pure sul serio, al tempo. Che canzone, per testo, melodia, scrittura...