Bella parabola, quella di Lisa Hannigan, da defilata musa/spalla di Damien Rice, ad uno spazio sempre maggiore, a cantautrice con un'identità unica e ben definita. "At swim" è il suo terzo disco, il secondo dopo la seprazione - traumatica, a quanto pare, ma più per Rice che per lei, che da ha mantenuto una traiettoria discografica irregolare. Lisa ormai è Lisa, non "la ex-di-Damien", anche se questo disco arriva a 5 anni da "Passenger": in mezzo collaborazioni, tour, persino una mezza hit improbabile con "What I'll do", e quindi il nuovo lavoro, di nuovo con un grande produttore. Dopo Joe Henry, è la volta di Aaron Dressner dei National.
Il risultato è un disco particolare, vecchio stile se vogliamo. Uno di quei lavori che richiedono tempo e tanti ascolti, per essere apprezzati. E che poi, ad un certo punto, si aprono e ti svelano un mondo.
Più passa il tempo, e più Lisa si rivela una scrittrice capace, originale, intensa. Capace di passare da canzoni quasi eteree come "Prayer for the dying" e "Ora" ad altre dalla struttura più classica, come "Fall" e "Snow", a brani più irregolari come "Lo" e "Undertow". Il contributo di Dressner si sente nella pulizia dei suoni, negli arrangiamenti, anch'essi spesso eterei, puliti.
E' un album in bianco e nero, come la copertina: minimale, e come lo sguardo della Hannigan, un po' ti sfida all'ascolto, un po' fa la seducente, pur con vestito casto e vecchio stile. Un lavoro perfetto per le sere autunnali che ci aspettano a breve.