In realtà, la notizia della pubblicazione del disco ha suscitato soprattutto altre reazioni. I media inglesi stavano già sentendo l’odore del sangue: esce il disco dei Take That , il primo della formazione tre - e Robbie pubblica un album, la stessa settimana. Si pensava all’ennesima replica di un copione già visto: rivali testa a testa nelle classifiche. Ci si immaginava notizie, gossip, analisi su chi avrebbe venduto di più e perché. Poi la delusione: questo disco, venduto solo sul sito di Robbie, non verrà rilevato dalle classifiche inglesi. Addio scontro diretti, addio sangue.
Ma la storia di questo disco non è solo lo sgambetto mediatico agli amici/nemici Take That - non è il primo: ricordate il tour del 2011, in cui Robbie entrava da divo e metà concerto, suonava qualche pezzo da solo, prima di rientrare nel gruppo? Immaginatevi le trattative per quella scaletta...
"Under the radar" è il disco di un cantante pop che fa una mossa da tipica cantante rock: pubblicare una raccolta di di outtake, di sessioni di studio inedite, come quei box o raccolte tipo "Tracks", "Bootleg series".... E per certi versi qua Robbie suona più rock: ci sono alcune canzoni che richiamano quei suoni e in generale suona più libero che in altri momenti della sua carriera in cui cercava a tutti costi l'impatto pop(olare).
L’ understatement con cui è arrivato "Under the radar" si spiega probabilmente con il flop di “Rudebox”, il disco del 2006 nato quasi come un divertissement ma trattato e promosso come un disco regolare. Meglio andarci piano, quindi, anche se “Guy Chambers non è contento che io pubblichi queste canzoni senza promozione, senza apparizioni radio o TV”, come ha detto lo stesso Robbie, citando il parere contrario del suo autore storico.
Un understatement persino eccessivo, peraltro: il disco è venduto sul sito del cantante a 5 sterline in digitale (poco più di 6€). Il download contiene semplici file grezzi, senza copertina (un file .jpg a parte da aggiungere agli mp3), neanche un dettaglio aggiuntivo sulle canzoni. I CD arriveranno più avanti per posta, ordinabili dal sito, ma non nei negozi. L’album non è sui servizi di streaming, ma solo su YouTube.
Questo atteggiamento ha invece prodotto una raccolta di canzoni che, pur di diversa provenienza, sono più libere perché appunto non hanno la volontà di strafare dell’ultimo “Take the crown” o non cercano necessariamente la raffinatezza swing di “Swing both ways”. Robbie si diverte di più in canzoni come “H.E.S.” - che cita dichiaratamente lo Springsteen di “Wrecking ball”, si lascia ispirare dagli U2 (“Bully”) e mette poca elettronica (“The cure”), molte canzoni-canzoni (come “Surrender” o “National treasure") e qualche ballata (“Love is you”, “Green light”, con quell’inizio che fa tornare in mente qualcosa…). Robbie Williams, nelle 14 canzoni sa quello che sa fare meglio. Canta, divertito e divertente, con la solita ironia.
Insomma: non sono scarti, non sono semplici outtake. E' una raccolta di canzoni che pur non avendo a che fare direttamente l’una con l’altra finiscono paradossalmente stare bene assieme. Un non-album che è meglio di tanti album: certe volte il sonno della ragione - o semplicemente un pensiero meno pensato del solito - non genera mostri, ma buona musica.