Steve Reich - RADIO REWRITE - la recensione

Recensione del 17 ott 2014 a cura di Gianni Sibilla

Voto 8/10
Musica “leggera” vs. “colta”, cultura “alta” vs. “popolare” o, peggio, “bassa”. “Highbrow” vs. “lowbrow”, per dirla in inglese. Viviamo in un periodo in cui la popular culture è oggetto di discussioni, analisi, riflessioni, conversazioni, digitali e non. Ma gli steccati che separano il “classico” dall'“intrattenimento” (usato in senso dispregiativo) o dal “commerciale” (ancora peggio) non sono mai caduti del tutto. I pregiudizi per cui ciò che è complesso e/o storico sia meglio di ciò che è attuale e/o semplice sono ben radicati nella nostra cultura occidentale.

Poi, ogni tanto, arrivano dischi come questo, e ti costringono a rimettere tutto in discussione per l’ennesima volta: una rielaborazione “colta” delle musica dei Radiohead, potremmo dire semplificando in maniera estrema.
Steve Reich è un compositore di formazione classica ed è uno dei padri del minimalismo musicale: fin dagli anni ’60, ha scritto e prodotto musica “colta”, ma con tecniche e filosofia che mettevano in crisi i dogmi del classicismo. Il minimalismo ha insegnato che l’essenzialità, la semplicità valgono tanto quanto la complessità, anche in musica.

“Radio rewrite” è un album composto di tre parti, due della quali riguardano i Radiohead, che, a modo loro, sono già "la musica colta" del pop-rock. La prima è “Electric counterpoint”, un’opera dell’82 originariamente scritta per Pat Metheny e qua suonata da Jonny Greenwood, chitarrista e mente musicale della band di Oxford, uno che ha una formazione classica, che compone di suo (colonne sonore, da “Bodysong” del 2003, al lavoro per Paul Thomas Anderson, ma non solo). “Electric counteropoint” è composto da tre brevi movimenti in cui il chitarrista suona contro se stesso, in contrappunto. Basi registrate e sovrapposte e l’ultima performance dal vivo suonata contro le altre: se ci pensate bene, è il metodo che i software di produzione musicale semplificata hanno reso popolare con app da un euro che potete installare su un telefonino o su un iPad: mettere uno strato di musica sopra l’altro. Greenwood la rende benissimo, non c’è che dire.


La seconda è “Radio rewrite”, che arriva dopoun “Piano counterpoint” suonato da Vicky Chow (stessa tecnica dell'Electric, ma al piano). Reich ha conosciuto i Radiohead proprio dopo aver sentito Greenwood suonare “Electric Counterpoint” dal vivo e nel 2012 ha scritto questa piccola opera in 5 movimenti, poco più di 16 minuti. Il tutto prende spunto da due canzoni: “Everything in its right place” (da “Kid A”) e “Jigsaw falling into place” (da “In rainbows”); se ne riconosce poco: la progressione di quest’ultima nell’apertura del primo movimento, e il ritmo di tastiere della prima, nell’ultimo. Piuttosto Reich le usa come spunto per rimasticarle, riscriverle appunto. Ben prima del campionamento digitale, ben prima del mash-up si usava prendere una melodia, un’idea musicale e rielaborarlo e Reich, che ha già lavorato su queste modalità, lo definisce “il suo piccolo contributo al genere”: “Viviamo nell’era dei remix, in cui i musicisti prendono campioni dell’altra musica e li remiamo in propria musica. Da compositore che lavora sulla notazione, ho scelto di citare due canzoni per un ensemble di musicisti che suonano strumenti non rock”. Il risultato, suonato dall’ensemble Alarm Will Sound per la direzione di Alarm Pierson, è molto piacevole, e si presta a diversi livelli di lettura e profondità di ascolto, qualunque sia il vostro background di ascoltatori.


“Radio rewrite” è un disco fuori dall’ordinario: musica contemporanea in tutti i sensi, profonda ma senza quella patina di intellettualismo che rende certa musica colta fredda e distante. Da ascoltare sia che vi piacciano i Radiohead, sia che abbiate voglia di ascoltare musica diversa dagli stereotipi.

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